WASHINGTON – Papa Francesco, in visita agli stati Uniti, ha aperto il Congresso Usa parlando del tema dell’immigrazione e ha affermato: “Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio d’immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti d’immigrati”. Il pontefice poi avverte che non dobbiamo ripetere gli errori del passato, quando uno straniero ci interpella.
Papa Francesco ha affrontato la tematica dei migranti richiamando Martin Luther King e la grande marcia, da lui guidata, da Selma a Montgomery cinquant’anni fa. Quella celebre marcia si inscriveva nella campagna “per conseguire il suo sogno di pieni diritti civili e politici per gli Afro-Americani”, un sogno che ci ispira tutt’ora, ha aggiunto Papa Francesco, che confessa di rallegrarsi perché l’America per molti continua a essere una terra di sogni. “Sogni che conducono all’azione, alla partecipazione, all’impegno. Sogni che risvegliano ciò che di più profondo e di più vero si trova nella vita delle persone. Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà” ha spiegato il pontefice.
Il Papa ha poi sottolineato come i diritti di quelli che si trovavano sul nostro continente prima di noi, spesso non sono stati rispettati, aggiungendo che per tutti quei popoli e nazioni desiderava riaffermare la sua stima e considerazione più profonda. “Quei primi contatti sono stati spesso turbolenti e violenti, ma è difficile giudicare il passato con i criteri del presente”, ha chiarito il pontefice. In merito alla crisi dei rifugiati, Papa Francesco ha dichiarato che si tratta di una situazione di proporzioni tali che “non si vedevano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale”, ma ha anche puntualizzato che non dobbiamo spaventarci di fronte al loro numero, bensì accoglierli e vederli come persone, rispondendo alle loro situazioni in modo umano e fraterno.
Papa Francesco ha anche sollevato la questione dell’abolizione globale della pena di morte, sostenendo la sacralità di ogni vita e la dignità inalienabile di ogni individuo. Il pontefice ha quindi espresso chiaramente il suo appoggio ai vescovi statunitensi per abolire la pena capitale e ha ribadito: “Offrirò sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione”.