Treviso – Follie burocratiche “made in Italy”. Dopo la storia – per fortuna terminata a lieto fine – del bimbo di Cosenza quasi “beffato” dal Fisco, ora tocca al nord Italia registrare l’ennesimo – ahinoi – caso di ingiustizia perpetrata ai danni di una persona diversamente abile. “Vittima” delle lungaggini della Sanità nostrana, la 20enne Giada Gennaro, ragazza volenterosa e sorridente affetta dalla nascita dalla Sindrome di Down, una patologia che l’accompagnerà per il resto della sua vita: un’asserzione ovvia ma, pare, non così scontata per l’Usl di Treviso.
INUTILE CONTROLLO. Giada Gennaro è una neo diplomata di Monigo. La giovanissima ragazza ha ottenuto il massimo dei voti presso l’Istituto Alberghiero “Alberini” di Lancenigo lo scorso giugno ed ha sin da subito manifestato la voglia di inserirsi nel mondo del lavoro: un processo non facile per i ragazzi di oggi, ma che la 20enne Giada auspicava avvenisse in tempi brevi. Le speranze nutrite da Giada di iniziare una carriera lavorativa sembravano essere state ascoltate: la neo-diplomata aveva da poco iniziato il percorso per l’inserimento lavorativo, che sarebbe stato completato con una visita alla “Madonnina” lo scorso 17 settembre.
Il desiderio, da sempre nutrito dalla giovane, di divenire banconista e pasticcera, è stato bruscamente interrotto 20 minuti prima dell’agognata visita. Giada Gennaro ha ricevuto una doccia fredda dalla Commissione Medica dell’Usl di Treviso, come raccontato da mamma Lorena. “Mi hanno detto che non si poteva più fare, perché non è stata effettuata la verifica al compimento dei 18 anni. Io ho risposto che nelle verifiche fatte negli anni precedenti è sempre risultata la Sindrome di Down. E che Giada, ovviamente, ce l’ha ancora quella sindrome: ce l’aveva cinque minuti fa e ce l’avrà anche domani”. Un pretesto assurdo, una situazione tragicomica e fortemente offensiva nei riguardi di una giovane che aveva solo voglia di mettersi all’opera per rendere il suo sogno di una vita reale e tangibile.