A luglio, Hollande aveva convocato “un’avanguardia” in seno all’Unione europea, che prevedeva lo stanziamento di un budget specifico e la creazione di un Parlamento per la zona euro. Hollande e la Merkel avevano proposto che la zona euro avesse un programma “in quattro campi d’azione, che dovranno essere sviluppati nel quadro dei trattati attuali nei prossimi anni”: la politica economica, la convergenza economica, fiscale e sociale, la stabilità finanziaria e gli investimenti e l’amministrazione dell’unione monetaria. Con questo documento, Franҫois Hollande e Angela Merkel cercavano di prendere una posizione comune di fronte al Primo ministro David Cameron, anche se i responsabili politici tedeschi sembrano temere molto di più la”Brexit“, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, rispetto ai francesi.
Dopo l’elezione di Alexis Tsipras in gennaio, Hollande e la Merkel hanno creato una partizione comune nei confronti del Primo ministro greco. Mentre in Germania voci sempre più numerose si esprimevano a favore dell’uscita, almeno temporanea, della Grecia, la cancelliera ha capito che la questione era una “linea rossa” per il presidente francese, e, di conseguenza, non intendeva oltrepassarla. Se da una parte Berlino a visto di buon occhio le promozioni di Manuel Valls ed Emmanuel Macron nel 2014, dall’altra si preoccupa per la mancanza di entusiasmo per le riforme strutturali in Francia. La recente proposta di Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari, di prendere in considerazione il costo dell’accoglienza dei migranti nel calcolo del deficit pubblico di alcuni paesi è stata vista a Berlino come un nuovo tentativo di Parigi di non sottomettersi alla disciplina europea.
Sicuramente la questione dell’Ucraina ha contribuito molto ad avvicinare il presidente socialista e la cancelliera conservatrice. La Germania, infatti, non voleva trovarsi sola di fronte a Mosca per risolvere il conflitto, mentre Parigi intendeva essere associata per affermare e assicurare il suo stato di grande potenza. La negoziazione degli accordi di Minsk, a febbraio, ha fornito l’occasione a Hollande e alla Merkel di lavorare a stretto contatto. Per quanto riguarda la Siria, Francia e Germania però non hanno lo stesso punto di vista sul destino del presidente siriano. Franҫois Hollande è parte dei “duri” che ritengono che quest’ultimo debba dimettersi per permettere di trovare una soluzione alla guerra civile. Angela Merkel, al contrario, giudica necessaria una discussione con tutti gli interlocutori e ritiene che Bachar Al-Assad sia parte della soluzione. La Germania inoltre, in questi giorni, sembrava molto meno critica riguardo l’intervento della Russia in Siria rispetto ad altri paesi occidentali, tra cui appunto la Francia.