Emiliano Dante, scrittore, fotografo e regista oltre che insegnante di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Cassino, ha parlato di omogeneità, diversità e dubbi. Dante, le cui produzioni cinematografiche presentate in numerosi festival internazionali includono documentari, corto e lungometraggi come “Limen” (2013) e “Habitat” (2014), ha sottolineato l’importanza del budget con cui si intende fare un film o un documentario che influenza poi il successo della produzione. Emiliano Dante ha ribadito più volte il ruolo fondamentale dei Festival e del pubblico, essenziali per la sopravvivenza dei cinema.
Il primo ospite internazionale a prendere la parola è stato Serge Goriely, un cineasta, drammaturgo e ricercatore belga. Goriely è anche dottore di ricerca in Filosofia e Lettere e insegnate all’Università Cattolica di Lovanio. Serge, che poi abbiamo scoperto conoscere ben 6 lingue straniere, ha fatto lo sforzo di esporre il suo intervento interamente in italiano. Il professore ha parlato della coppia vista come banco di prova della diversità, facendo poi un excursus sulla storia del matrimonio misto al cinema. L’idea di diversità, ha spiegato Goriely, implica che l’altro, l’estraneo, il diverso, esiste. A partire da questa premessa possiamo: ignorare, combattere, mantenere buone relazioni o creare alleanze di fronte al “diverso”. Nell’ultimo caso i matrimoni hanno un ruolo decisivo; con l’espressione “matrimonio misto”, il relatore ha voluto riferirsi a quello interetnico, interreligioso, interculturale e transnazionale. L’intervento è cominciato con un excursus storico sul matrimonio misto nelle arti dello spettacolo, dal teatro greco fino al cinema degli anni 60. In seguito Serge ha evidenziato quelli che secondo lui sono i tratti generali della rappresentazione della coppia mista nel cinema. Infine, il professore si è concentrato sul modello francese di questo tipo di film nell’ultimo decennio.
Dopo una breve pausa pranzo che ci ha visti tutti riuniti attorno a un banchetto italo-indiano, è iniziata la seconda parte del convegno “18 Candles”, coordinata da Paula Guzzo Falci, Katia Malatesta e Giovanna Rech. Il pomeriggio è stato caratterizzato da brevi interventi da parte di ospiti quali Hedva Goldschmidt, Abdul-Rehman Malik e Francesco Giraldo e da alcune domande suscitate dai precedenti interventi di Emiliano Dante e Serge Goriely. Hedva Goldschmidt, distributrice cinematografica israeliana, ha parlato della sua esperienza come fondatrice di Go2Films e come membro di un gruppo interreligioso che promuove l’empowerment femminile nelle società in conflitto. Il giornalista ed educatore canadese Abdul-Rehman Malik che lavora alla Radical Middle Way, un’associazione che promuove l’incontro e il dialogo tra giovani musulmani, ha raccontato brevemente le sue esperienze nel mondo dei Festival cinematografici. L’ultimo relatore, Francesco Giraldo, segretario dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC) ha parlato della cultura cinematografica, del teatro sacro e delle sale della comunità viste come spazio di condivisione culturale e come luogo d’incontro e dialogo. Il convegno “18 Candles. Cinema e diversità” si è poi concluso con una che ha coinvolto esclusivamente gli ospiti internazionali del Religion Today Filmfestival per dibattere e approfondire i temi centrali della conferenza.