Capodarco – È stata negata la possibilità di frequentare la scuola a una bambina di 11 anni. La piccola era stata accettata dall’istituto, e il fatto che fosse disabile non le precludeva tale possibilità. Quando però sono arrivati i documenti sanitari per completare l’iscrizione, i dirigenti si sono accorti che Francesca (pseudonimo) era anche malata di AIDS. A quel punto hanno detto che la bambina non poteva frequentare la scuola perché non vi era più il posto disponibile, suggerendo come alternativa l’apprendimento a distanza.
Fortuna ed Antonio, i responsabili della casa famiglia della Comunità di Capodarco in Campania, hanno scritto una lettera di protesta al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. “Francesca ha diritto di crescere in classe come tutti gli altri”, affermano a gran voce. Sono convinti che il rifiuto della scuola sia dovuto al fatto che la bambina sia malata di AIDS, e non all’assenza di posti, come invece hanno fatto credere i dirigenti scolastici. “È chiara la discriminazione perpetrata nei confronti della bambina da parte della scuola statale”, denunciano indignati. Oltre a loro, ci sono anche altri che sostengono Francesca e la sua causa: tra i “supporters” della bambina si annoverano il Tribunale dei Minori, la Procura, gli assistenti sociali incaricati del caso, l’ASL che segue la piccola e il Vescovo di Aversa. Quest’ultimo avrebbe dato la sua disponibilità ad accogliere Francesca presso una struttura scolastica nella Diocesi.
La bambina ha una storia familiare alle spalle già di per sé drammatica, ed è arrivata nella comunità dopo essere stata rifiutata da altre istituzioni. È apparsa molto felice di poter frequentare la scuola media statale. “Ogni mattina era pronta con lo zainetto sulle spalle per andare a scuola e oggi non lo è più”, si legge nella lettera. L’ennesimo rifiuto, quindi, per la piccola, derivante da una società carica di pregiudizi e paura. Da notare, però, che Francesca è disabile, ma questo non le aveva precluso inizialmente gli studi pubblici. Anni fa, invece, solo questo motivo sarebbe stato più che sufficiente ad allontanarla.
Con le riforme atte a tutelare le categorie più deboli – inclusi i disabili – questa discriminazione ha cominciato con gli anni a perdere terreno, tant’è che non è affatto insolito avere disabili come compagni di classe o colleghi al lavoro. Non si è però ancora giunti a fare il passo successivo, che in questo caso sarebbe rappresentato dal permettere a Francesca, affetta da AIDS, di vivere una vita quanto più normale possibile. Ci sono voluti molti anni per superare il “problema della disabilità”. Quanti ne occorreranno ancora affinché i malati di AIDS non vengano tratti con disprezzo ma accolti nella società?