L’Italia ripudia la guerra, ma vende armi al Medio Oriente per 54 miliardi

Italia vende armi«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Così recita l’articolo 11 della Costituzione Italiana.

Eppure, ad oggi, il traffico di armi dall’Italia sembra fuori controllo, oltre che fuori misura. Dalle analisi del gruppo di lavoro dell’Archivio Disarmo (costituito da Luigi Barbato, Laura Zeppa e Maurizio Simoncelli) con Giorgio Beretta di Opal (Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa)  e il coordinatore Francesco Vignarca, i numeri riflettere: sono state autorizzate, negli ultimi 25 anni, esportazioni dall’Italia per 54 miliardi di euro, e, dato ancora più impressionante, consegnati armamenti per più di 36 miliardi.

L’Italia ripudia la guerra, ma allo stesso tempo la finanzia. Un paese che parla di pace e di cooperazione, ma vanta una produzione e un commercio di armi notevole.
Perché dall’alba dei tempi le armi sono una risorsa preziosa per le Nazioni. Chi ha l’arma più forte è il più potente, e può sottomettere tutti a sé. Ecco la gallery delle armi vendute al Medio Oriente:


Parigi aiuta a riflettere. Parigi aiuta a pensare, a capire quanto possa esser ipocrita lanciare un hashtag, cambiare immagine del profilo su Facebook, pubblicare una foto sui Social, quando il nostro Paese e l’Europa favoriscono la produzione di armi e del loro commercio. E’ un bussiness che vale la vita dei 130 morti in Francia? Vale la vita di altre centinaia, migliaia di persone, che continueranno a morire?

Secondo la legge n. 185/1990, le esportazioni di armamenti devono essere conformi alla politica estera e di difesa italiana. Ma l’Italia, secondo l’analisi che citiamo, ha esportato più del 50% degli armamenti al di fuori delle sue principali alleanze politico-militari. Parliamo quindi di Stati che non fanno parte dell’Unione Euorpeao dalla Nato. Arabia Saudita, Egitto, Libia, Siria: sono solo alcuni dei diversi paesi dove arrivano armi made in Italy.

Quello che fa riflettere, e fa paura, è che sono di grande rilievo le autorizzazioni per esportazioni militari verso le aree di grande conflittualità come quelle del Medio Oriente e Nord Africa.

“L’Italia è il maggiore esportatore di sistemi militari e di armi verso Israele: si tratta di oltre 470 milioni di euro di autorizzazioni per l’esportazione di sistemi militari rilasciate nel 2012 (dati del rapporto UE) ed oltre 21 milioni di dollari di armi leggere vendute dal 2008 al 2012 (dati Comtrade)” spiega Giorgio Beretta, analista dell’Opal.
Dati allarmanti, che non riguardano solo l’Italia, ma tutta Europa.
Quarant’anni fa il rispetto per i diritti umani era assente, non ci si curava dei Paesi a cui si vendevano le armi, dei danni che questa vendita poteva provocare. Ad oggi, purtroppo, la situazione non è cambiata.
Ci ritroviamo a parlare di allerta in tutta Europa. E in Italia, con il Giubileo alle porte, è già scattato l’allarme. Sembra impossibile capire se e quando potrebbe succedere qualcosa.
Le esportazioni di armi crescono, portano ricchezza, ma allo stesso tempo sale la paura. L’Europa piange i suoi morti. E in molti si chiedono: questi miliardi di euro valgono tutte queste vite?

Ecco il video della minaccia dell’Isis all’Europa: