Napoli, tribunale le toglie 9 figli su 10: due rischiano l’adozione

Carmela NapoliIl tribunale dei minori ha deciso di toglierle l’affidamento di 9 figli su 10 per “indigenza e una forte situazione di degrado. Questa la storia di Carmela e del marito Pasquale residenti in un monolocale del Rione Stella di Napoli. Per ora il tribunale gli ha lasciato solamente l’ultimo figlio, appena nato. Una storia veramente drammatica, principalmente per i figli della coppia napoletana, che è finita per diventare una vera e propria lotta con la Procura.

La vicenda ha avuto inizio lo scorso 29 ottobre quando il tribunale dei minori di Napoli ha inviato “l’atto di sospensione della responsabilità genitoriale sui figli” per la coppia del Rione Stella. Il comune ha subito adottato tale provvedimento in merito “ai gravi elementi di pregiudizio emersi e già evidenziati anche dal Pm minorile”. Ma questo è solo l’inizio.

La storia viene raccontata dalla presidente della Consulta delle elette del Comune, la consigliera Simona Molisso, che il 16 novembre ha deciso di convocare una riunione in cui Carmela ha raccontato tutta la sua storia. Da qui in poi uno scontro istituzionale senza precedenti: dopo l’incontro, infatti, la consigliera invita presso la Consulta gli assistenti sociali che si sono occupati del caso.

Secondo la presidente, dietro risiede una responsabilità politica: “L’inesistenza di alcuna efficace misura di sostegno alla famiglia, con tutte le conseguenze – umane, sociali e anche politiche finanziare del caso”. Inoltre, ha sottolineato che “si tratta di una battaglia civile – condotta politicamente in Consiglio comunale e professionalmente nelle aule di tribunale e tra i soggetti meno garantiti della nostra città”. La consigliera, in sostanza, ha messo in evidenza un mal funzionamento dell’intero sistema e accusa l’assessore Roberta Gaeta che ha la delega al Welfare e alle Politiche Sociali.

Quest’ultima ha spiegato: “L’amministrazione ha solo eseguito un provvedimento del tribunale. Siamo obbligati per legge a farlo. La consigliera Molisso invece ha fatto un attacco alla professione e agli assistenti sociali, chiamando in un contesto politico l’esecutore dell’autorità giudiziaria. Oltretutto ha violato la privacy della famiglia e mi meraviglio che non conosca le procedure, in quanto avvocato. Non è opportuno che un organo politico convochi un assistente sociale e un dirigente della Municipalità presso la Consulta delle elette per un confronto con una madre che ha perso la potestà genitoriale. È lei ad aver fatto un’intimidazione non io”.