Si è spento ieri l’ultimo grande maestro del cinema italiano, che con le sue pellicole ha raccontato, decennio dopo decennio, i vizi e le virtù del bel popolo nostrano. Ettore Scola è morto ieri, ad 84 anni, presso il Reparto di Cardiochirurgia del Policlinico romano, dove era ricoverato. Una perdita incolmabile per l’universo della cultura italiana, che ha avuto l’onore di regalare i natali ad un genio assoluto del nostro tempo, capace di dirigere con disinvoltura dei mostri sacri della settima arte tricolore, da Marcello Mastroianni a Sofia Loren, nonché di esportare il “prodotto” italiano nel Mondo, sfiorando per ben 4 volte la consegna degli Oscar.
POLIEDRICO. Uomo versatile, artista poliedrico e personaggio di spicco della nostra cultura, sin dagli anni Sessanta Ettore Scola sente la profonda esigenza di raccontare vizi e virtù del popolo italiano. Ancor prima che imbracciare la macchina da presa, però, Scola mosse i suoi primi passi nello spettacolo come sceneggiatore ed, in gioventù, come vignettista: era appena quindicenne quando iniziò a consegnare i suoi schizzi alla rivista “Marc’Aurelio”, giornale con il quale proseguirà la sua collaborazione anche negli anni universitari e con il quale, oltre ad Ettore Scola, collaborò anche un “certo” Federico Fellini. L’amicizia e la stima tra i due cineasti portò Scola a realizzare, nel 2013, il docu-film “Che strano chiamarsi Federico”, co-sceneggiato assieme alle figlie del compianto regista, Paola e Silvia Scola.