Libia, l’Italia va in guerra per il petrolio. Chi l’ha deciso?

LibiaLIBIA – Era il 10 Febbraio quando è stata presa, secondo indiscrezioni di stampa da Matteo Renzi, la decisione di intervenire in Libia cercando di non essere messi fuori gioco dall’intervento tempestivo dei nostri “alleati” Francia e Inghilterra. Nei prossimi giorni saranno inviate le “Fiamme Nere” del 9 reggimento incursori “Col Moschin”,  che si uniranno alle unità dell’Aise (servizi segreti per la sicurezza esterna) già presenti sul territorio.

Ricevendo questa notizia, anche l’ex capo di stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini è rimasto sconcertato dalla decisione italiana che, non solo sarebbe in grande contraddizione con la linea tenuta fino ad ora dal nostro Paese, ma metterebbe anche l’Italia nella condizione di schierarsi con il governo di Tripoli. Francia e Inghilterra sono schierate dalla parte del governo di Tobruk, sostenuto da Egitto e Arabia Saudita, che è impegnato a combattere l’Isis e il governo della Fratellanza Mussulmana di Tripoli, sostenuto da Turchia e Qatar. Sarebbe questa la parte dalla quale si schiererebbe l’Italia pur di mantenere la sua zona di interesse energetico e smettendo di aspettare la formazione e l’invito di un governo libico unitario entrando così nella questione libica senza ascoltare l’opinione pubblica e senza averne ricevuto il via libera.

Secondo Muhammad bin Imhamad al-Alawi, giornalista marocchino, in Libia sono presenti crescenti sfide economiche, sociali e di sicurezza. Il Paese è diventato un bersaglio di interventi militari da parte delle forze militari occidentali con la scusa di contrastare l’Isis e i gruppi militanti. L’intervento delle forze militari occidentali non porterebbe soluzioni ma solo più distruzione e divisioni interne, provocando così i terroristi e fornendo giustificazioni agli estremisti per la loro violenza.

In questo momento la Libia non è in grado di avere una stabilità in assenza di un’autorità che possa portare ordine, controllo dei confini, della circolazione delle armi, delle autorità esterne e dei loro interessi, controllo dei gruppi terroristici  e dello sviluppo del pensiero estremista. Secondo la visione araba, della questione libica dovrebbe esserci una riconciliazione interna completa, con uno sforzo da parte di tutti i paesi del Maghreb arabo, perché sia l’estendersi dell’estremismo che l’intervento di forze occidentali provocherebbe solo un peggioramento per la popolazione libica.