Per concludere la settima edizione della Storia in Piazza a Genova, Donald Sassoon non poteva scegliere personaggio migliore di Ken Follett. Dopo aver ripercorso le tappe dell’industria culturale, fatta di grandi rivoluzioni, era necessario parlare con chi produce cultura e non con chi la studia. Posti esauriti nelle sale del Maggior e del Minor Consiglio a Palazzo Ducale, con anche molte persone in piedi, tutti con gli auricolari per ascoltare la traduzione simultanea.
Ad accoglierlo tanti applausi: inizia subito a raccontare di come suo nonno fosse stato un business man che non ha mai voluto leggere romanzi poiché falsi. In realtà, i brutti romanzi, secondo Ken Follett, sono fittizi, mentre quelli di qualità fanno in modo che il lettore partecipi alle vicende di personaggi inventati e si inserisca nel contesto. La reazione che un autore di best-seller deve cercare è quella descrittagli in una lettera di una fan: “Ero così tesa quando stavo leggendo la “Cruna nell’ago” che mi sono ritrovata più volte sul bordo della poltrona“. Chi legge deve voler continuare a girare ogni pagina, deve arrabbiarsi, avere paura, provare sentimenti e poi, una volta finito, sentire il bisogno di chiamare gli amici per consigliare loro la lettura. Paura e amore sono costanti che tutti hanno provato, nonostante la comunità da cui provengono. Per calare ancora di più il lettore nella storia, attorno ai protagonisti gravitano i familiari che diventano un mezzo efficace per creare un senso di trepidazione. Proprio per questo questi romanzi appassionano persone di tutte le età.
Quando uscì la prima edizione nel 1989 de “I pilastri della Terra” rimase deluso, poiché non ricevette la reazione che sperava. Nessuno sembrava aver notato che aveva scritto qualcosa di completamente diverso, fuorché in Italia, quando Mondadori gli mandò un trafiletto di giornale in cui si parlava di centomila copie vendute. Oggi tutti pensano che il lettore moderno voglia cose brevi e succinte, espresse in non più dei 140 caratteri di Twitter, ma in realtà ha dimostrato che non è così: “Mi piace scrivere libri corposi e pare che piaccia anche a voi“. Del resto, Ken Follett ama accontentare il suo pubblico e non scrive soltanto per se stesso come fanno gli altri, così ha continuato ad ambientare i suoi romanzi in epoche che attiravano l’attenzione. Ha trovato, così, nel ventesimo secolo il periodo ideale poiché è la storia contemporanea dei nostri avi ed uno dei momenti più drammatici. I personaggi vivono i propri tormenti personali così come gli avvenimenti storici, che li portano a confrontarsi con se stessi. Inoltre, innumerevoli furono i cambiamenti sociopolitici, dalla nascita della democrazia al nuovo ruolo femminile.
“La Storia non può mai essere modificata”: dopo la sua esperienza giovanile da reporter, per lui è di vitale importanza riportare i dati esatti. Un anno della stesura di ciascuna sua opera, infatti, lo dedica alla ricerca e alla pianificazione di ogni singolo capitolo e di ogni sfumatura dei personaggi. Anche i conflitti politici vengono rappresentati il più verosimiglianti possibili, dando la possibilità ad entrambe le fazioni di esprimersi. Alcuni americani, però, hanno contestato come era rappresentata la figura di Ronald Reagan ne “I giorni dell’eternità”: sapeva che molti lo vedono come un eroe, ma non ha trovato materiale che lo dimostrasse.
Anche lui, come il pubblico una volta finito uno dei suoi libri, si è affezionato ad alcuni personaggi: indubbiamente il priore Philip poiché diversissimo da lui e per questo difficile da creare, devoto e non sposato, e poi Lucy Rose, la prima eroina donna che ha rinfrescato il genere del giallo. Con un gran sorriso, termina il suo emozionante intervento e subito si forma una lunga coda per farsi autografare uno dei suoi amati romanzi tanto letti.