Deutsche Bank – Il sistema finanziario non ne vuole sapere d’imparare la lezione. Dopo otto anni di crisi, provocata dalle follie della finanza casinò, sembra proprio che nessun insegnamento sia stato recepito e che tutto continui come prima, se non peggio. Un caso clamoroso che sta emergendo in questi giorni, riguarda uno dei più grandi giganti del credito al mondo: Deutsche Bank. Pare che i guai di questa banca siano insormontabili e gli aumenti di capitali ipotizzati per consolidarne le finanze traballanti, stiano risultando vane. Gli analisti hanno tagliato le stime del valore del titolo, deprezzandolo a un target price di 9 €, il 40% in meno dell’attuale quotazione. Il motivo? Semplice, Deutsche Bank è seduta su una vera e propria bomba atomica consistente in un portafoglio contenente, un valore nozionale di derivati otc pari a 55 mila miliardi di euro, circa 20 volte il pil tedesco e quasi 6 volte quello dell’intera zona euro. In questo settore è, di fatto, la banca più esposta al mondo. Una vera e propria follia. Ma, cerchiamo di spiegare cosa sono i derivati, cos’è un valore nozionale e soprattutto cosa sono gli otc.
Un derivato è uno strumento finanziario nato con l’economia reale e utilizzato dagli esportatori, e dai produttori agricoli per proteggersi dai rischi di cambio o dal deprezzamento delle derrate agricole. Se devo vendere una partita di merce in un’altra valuta, fra qualche mese, vorrei essere sicuro che il prezzo della stessa, per rivalutazione della moneta estera, non vada ad intaccare i miei profitti. Il derivato serviva per coprirsi da questo rischio. Se il prezzo a cui l’acquistavo copriva un rialzo della valuta, avrei pagato in maniera più salata la copertura, viceversa in caso di discesa. Nato quindi con intenti nobili e utilizzato nelle transazioni commerciali, si è poi sviluppato al punto di diventare il principale mezzo di speculazione esistente al mondo. Il prezzo, infatti, è “derivato” dalla cosa per cui scommetto, il cosiddetto sottostante. Questa potrebbe essere, una valuta, una merce, un indice azionario, il tempo, tassi di cambio, titoli azionari o obbligazionari o qualsiasi altra cosa su cui si possa scommettere. Una delle caratteristiche peculiari del derivato è quella di essere uno strumento finanziario acquistabile sui mercati da un numero indefinito di scommettitori che non vantano alcun rapporto diretto col titolo (o col bene) sottostante o che, in altre parole, non sono direttamente coinvolti nell’operazione finanziaria dal cui andamento il prodotto derivato trae il suo valore.
E’ un po’ come se a mille persone fosse concesso di accendere una polizza assicurativa scommettendo sulla possibilità che un medesimo bene reale, di cui essi non sono titolari, vada in deperimento (per furto, incendio, ecc.). Pertanto, nella pratica finanziaria, è permesso a chiunque di comprare un derivato il cui valore è collegato al rischio di solvibilità di un altro soggetto (come il titolare di un prestito).
In quest’ultimo caso, gli acquirenti di un derivato scelgono di scommettere sulla capacità del debitore di onorare quel determinato prestito.
La conseguenza è che, se l’operazione sottostante va male per gli scommettitori, l’effetto leva del derivato moltiplica il rischio finanziario fino a fargli assumere una portata sistemica. Quindi, la caratteristica intrinseca del derivato riguarda l’effetto leva espressa dal rapporto tra il valore delle posizioni aperte ed il capitale investito. Gli strumenti finanziari derivati consentono all’investitore, di acquistare o vendere attività finanziarie per un ammontare superiore al capitale posseduto e di beneficiare, grazie all’effetto leva, di un rendimento potenziale maggiore rispetto a quello derivante da un investimento diretto nel sottostante. Con 1 euro posso investire per un valore di 10. Questo significa che 9 euro saranno presi in prestito e che se il titolo dovesse calare del 10%, perderò l’intero capitale investito. Prima dello scoppio della crisi, le leve di molti istituti di credito arrivano anche a rapporti di 1/100. Warren Buffet, il terzo uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 44 miliardi di dollari, e fondatore della Berkshire Hathaway, definito l’oracolo di Ohama, defìnì i derivati “strumenti di distruzione di massa“, mettendo in guardia dal folle potenziale distruttivo di queste scommesse a carattere meramente speculativo. Non a caso, la miccia accesa per lo scoppio sistemico della crisi finanziaria è derivata proprio dalla circolazione di questa massa stratosferica di scommesse a leva, CDO, CDS, trasformatesi, in breve tempo, in carta straccia, bruciando trilioni di attivi bancari, di fondi d’investimento, società assicurative ed enti pubblici determinandone il fallimento di centinaia di esse, e “obbligando” successivamente, il salvataggio del sistema con i soldi pubblici.
Va ora spiegato cosa s’intende per valore nozionale: si tratta dell’ importo assunto come base di calcolo per l’adempimento degli obblighi associati a uno strumento derivato o titolo assunto a riferimento come sottostante per i prezzi. In sostanza nei derivati non vi è uno scambio di capitale, ma soltanto la liquidazione del differenziale di interessi maturati, in determinati periodi, su tale capitale nozionale. Non si scambia nulla, ma si prende a riferimento il valore di base per poi valutare quanto capitale deve passare di mano sia in positivo che in negativo.
OTC. Con questo acronimo ci si riferisce ai termini inglesi: over the counter, sul bancone. I mercati OTC rappresentano il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che non figurano nei listini di borsa, la cui funzionalità è organizzata da alcuni attori che si scambiano contratti negoziati in maniera non standardizzata. La quotazione nei mercati non regolamentati (OTC) avviene, soltanto secondo il principio dell’incontro tra la domanda e l’offerta; perciò il loro valore cambia continuamente e in maniera decorrelata rispetto all’andamento delle borse mondiali. Nella sostanza, si tratta di scambi fuori dai mercati regolamentati e che non sono sottoposti alle regole, già molto morbide, delle autorità di controllo. “Over the counter” nasce nella Borsa di Chicago-, che aveva un grande orologio nella sala delle contrattazioni; chiuso il mercato gli operatori andavano in una sala sopra l’orologio per proseguire gli scambi (counter inteso come contatore, e quindi orologio), ovvero le contrattazioni proseguivano chiusa la borsa sui banconi dei bar vicini alle sale di scambio ufficiali, over the counter letteralmente infatti significa sopra il bancone.
A fine 2013 il valore nominale di tutti i contratti derivati del mondo ammontava a 710.182 miliardi di dollari (12% in più in un anno).
Si pensi che il PIL di tutti i paesi del mondo era pari a 73.982 miliardi di dollari. L’ammontare dei derivati è quindi 10 volte il PIL di tutte le economie del pianeta! Negli ultimi 15 anni, mentre il PIL mondiale cresceva del 9% annuo, i derivati sono cresciuti annualmente del 52%. Ora, pensare che una banca come Deutsche bank, possegga derivati per un valore di 55 mila miliardi di euro con tutti i rischi incalcolabili per la stabilità del sistema nel suo complesso, e con la possibilità d’innescare una nuova crisi sistemica, ci fa capire che chi guida questa giostra non ha capito ancora nulla e che probabilmente, è privo di una sana coscienza morale. Siamo nelle mani di sciacalli senza scrupoli che hanno trasformato il mondo in una immenso mercato finanziario e continuano a giocare, come bambini, con vere e proprie bombe atomiche in grado di distruggere il benessere di tutti noi. Ovviamente nessuna autorità di controllo ha mosso un dito o si preoccupa che istituti di questa portata accumulino questi “attivi”. Sono sicuro che se dovesse scoppiare questa bomba, si assisterebbe al solito scarica barile di responsabilità. Possibile che nessuno capisca l’importanza di regolamentare ferreamente i derivati e progressivamente eliminarli dal sistema per evitare nuovi costi sociali e umani di proporzioni inimmaginabili? Se vogliamo che non scoppi nuovamente, questo ordigno nucleare, che come una spada di Damocle, pende sulla testa di tutti noi, la finanza va imbrigliata e riportata al servizio dell’economia reale.