Dopo il testa a testa di ieri, lo spoglio dei voti degli elettori per corrispondenza ha decretato il risultato finale: il nuovo presidente della Repubblica austriaca è Alexander Van der Bellen, candidato dei Verdi. Al secondo turno delle elezioni presidenziali l’esponente del Die Grünen ha battuto a sorpresa il candidato di estrema destra Norbert Hofer, leader del Fpö (il Partito della Libertà). Ieri, al termine di una giornata elettorale al cardiopalma, il leader ultranazionalista risultava in testa con il 51,9% dei voti, contro il 48,1% di Van der Bellen. Uno scarto di 144mila preferenze che è stato completamente ribaltato dall’esito del voto per corrispondenza.
Il differenziale tra i due candidati sarebbe pari a 31mila voti. Uno scarto minimo, dunque, ma sufficiente a decretare la sconfitta del grande favorito del ballottaggio, Norbert Hofer. La vittoria di Hofer avrebbe indubbiamente avuto forti contraccolpi a livello internazionale. L’esponente del Fpö aveva inaugurato la sua campagna presidenziale affermando di avere un “nuovo modo di intendere l’incarico”. Hofer è infatti promotore di un ruolo “interventista” del presidente della Repubblica, in contrasto con la funzione prevalentemente di garanzia e rappresentanza che storicamente hanno avuto i presidenti austriaci nel secondo dopoguerra.
Aveva fatto discutere nel 2013 una sua apparizione pubblica con il fiordaliso all’occhiello, cioè il fiore segno distintivo dei nazisti clandestini prima dell’ascesa di Hitler. Per la prima volta nella storia della Ue ci sono state concrete possibilità di vittoria di un partito politico fondato da ex nazisti. Anche per questo al secondo turno l’affluenza alle urne è stata pari al 72%, con un sensibile incremento rispetto al primo turno elettorale. Segno che gli austriaci si sono mobilitati in massa per scongiurare il trionfo del Fpö.
La paventata vittoria di un partito di origini nazional-socialiste non è l’unica ragione per cui queste elezioni passeranno alla storia. Van der Bellen è infatti il primo esponente dei Verdi alla presidenza della Repubblica. E a decretare la sua vittoria sono state le prime elezioni austriache del dopoguerra nelle quali i due partiti maggiori (il partito Socialdemocratico e quello Popolare) sono stati tagliati fuori dalla sfida finale. La vittoria del leader della destra ultranazionalista austriaca avrebbe rappresentato un duro colpo per l’Unione europea in una fase molto delicata per gli equilibri comunitari. Nel corso dell’ultimo anno il fronte euroscettico si è notevolmente rafforzato in paesi come Grecia, Polonia, Spagna e Francia, e tra un mese esatto in Gran Bretagna si terrà il referendum sulla permanenza nella Ue.