“Fermate la guerra dei giocattoli. O meglio, fermate quei giocattoli che fanno la guerra”. E’ questo l’appello emerso da uno studio dell’Università di Canterbury in Nuova Zelanda, condotta da Elena Moltchanova, James Smithies ed Erin Harrington Christoph Barcknet. I tre ricercatori sono giunti ad una sinistra conclusione per ciò che riguarda il gioco di mattoncini più famoso del mondo, i LEGO, che negli ultimi anni avrebbero incrementato il numero delle armi nelle mani dei personaggi.
Non si tratta di una semplice impressione, ma di statistica: i ricercatori hanno iniziato guardando i cataloghi dal 1978, anno in cui le armi hanno fatto la loro prima comparsa. Al giorno d’oggi, invece, si è notato che “quattro pagine su dieci contengono scene di violenza“. L’iniziale innocenza dei mattoncini è venuta meno, e la “corsa agli armamenti” dei Lego ad imporsi dal 1989, anno dei pirati; il 1995 è stato l’anno degli arpioni; il 1999 ha visto comparire “Guerre Stellari“.
In gran parte questa tendenza è la risposta alla crisi in cui era caduto il marchio tra il 2003 e il 2004, che si vedeva superato dalla concorrenza sempre più spietata di giochi virtuali. A differenza di questi ultimi, gli statici omini di plastica non potevano certo reggere il confronto con l’eccitazione e l’adrenalina scatenata da giochi per computer o playstation. L’azienda ha rischiato il fallimento. Proprio per offrire un’alternativa ai videogiochi, spesso molto violenti, la Lego ha introdotto ricostruzioni in versione mattoncini di alcuni celebri franchise cinematografici, quali per l’appunto Guerre Stellari, ma anche I pirati dei Caraibi, Batman e molti altri.
La ricerca mette in luce anche il fatto che sia cambiata radicalmente l’espressione dei personaggi: non più il rassicurante mezzo sorriso degli esordi, bensì visi corrucciati e incattiviti, che si adattano meglio a soldati, poliziotti o banditi armati fino ai denti. Atmosfere – dicono i ricercatori – che non vanno a beneficio dei più piccoli.
Di fronte a un reclamo che non viene certo da qualche genitore preoccupato, ma da uno studio universitario, la Lego non si è comunque dichiarata allarmata, anzi ha replicato quasi a rispondere ad un’ovvietà: “Il conflitto fa parte del gioco, come la costruzione e la fantasia. Cerchiamo sempre di usare lo humour, quando è possibile, per abbassare il livello dello scontro”.