MALTA – Il volo Afriqiyah Airways A320, impegnato nella rotta interna libica tra Sebha e Tripoli, è stato dirottato da due persone che hanno minacciato di far esplodere il mezzo. A bordo dell’aereo c’erano, oltre ai dirottatori, 118 persone, tra cui 111 passeggeri (82 uomini, 28 donne e 1 bambino) e 7 membri dell’equipaggio. “Vogliamo la scarcerazione di Saif al-Islam Gheddafi” hanno dichiarato dopo l’atterraggio a Malta. Dopo ore di trattative, i terroristi si sono arresi e gli ostaggi sono stati liberati: l’annuncio è stato dato su Twitter dal primo ministro maltese Joseph Muscat.
L’aereo dirottato proveniva da Sebha, nel sudovest della Libia, ed era atteso, come ogni venerdì, all’aeroporto di Tripoli per le ore 11:20. L’atterraggio a Malta è avvenuto alle ore 11:30 circa e le notizie su quanto accadeva a bordo, in un primo momento, erano molto confuse. Alcune fonti avevano dichiarato che i due dirottatori erano in possesso di bombe a mano; altre invece, citando il pilota in contatto con la torre di controllo di Tripoli, sostenevano che uno dei due indossasse una cintura esplosiva. Una sola richiesta per liberare i 118 ostaggi: scarcerare uno dei figli di Muammar Gheddafi, Saif al-Islam Gheddafi. L’uomo, considerato il delfino del defunto colonello libico, era stato catturato dai miliziani di Zintan, nella Libia nordoccidentale, a novembre 2001, processato e condannato a morte per l’uccisione di manifestanti durante le proteste contro il padre.
Dal momento in cui è giunta la notizia del dirottamento verso Malta, lo spazio aereo sopra l’aeroporto è stato subito chiuso e tutti i voli dirottati su Catania e Palrmo. Una volta atterrato, alle ore 11:30 circa, il mezzo è stato subito circondato da militari e da forze speciali maltesi. Dopo due di trattative, in cui è stato negato il rilascio di Gheddafi, i dirottatori hanno liberato tutti gli ostaggi eccetto il pilota ed il suo secondo. In cambio del loro rilascio, i due pirati hanno chiesto asilo politico ma poco dopo si sono totalmente arresi e li hanno lasciati andare.