L’Ateneo di Torino ha deciso di offrire ai propri studenti la possibilità di frequentare un corso di storia dell’omosessualità. La materia, rivolta agli studenti del Dams, consta in una ricostruzione storico culturale dell’omosessualità. L’analisi partirà dal diciottesimo secolo sino al presente, e riguarderà Europa e Stati Uniti. Il corso inizierà ad aprile e consisterà in 18 lezioni volte al conseguimento di 6 crediti formativi. Il docente della materia sarà la storica Maya De Leo.
Trattasi del primo corso inerente al tema dell’omosessualità che un ateneo italiano propone. Il professore associato dell’Università di Torino Antonio Pizzo, ha avuto l’idea di introdurre questo corso : “All’estero questo tema era già diventato argomento di formazione e crediamo che l’insegnamento della storia sia fondamentale affinché fenomeni storici possano essere discussi al di là delle contrapposizioni ideologiche o morali”. Un’iniziativa volta dunque a togliere l’ateneo dal solito stato di arretratezza che abbraccia l’Italia. Una possibilità per gli studenti di avere una visione completa e colta di quello che è stato e quello che viviamo. Una conoscenza lontana da stupidi pregiudizi e ideologie.
Ma in un paese dove la parola ” frocio” è un’insulto, non potevano mancare gli oppositori. Forza Nuova ha affisso ai cancelli di Palazzo Nuovo, sede dell’ateneo, un cartello con scritto: “La storia è una cosa seria. L’omosessualità no“. Le doppie s, sono state inoltre scritte con il simbolo delle SS (Schutz-Staffeln) naziste. Un gesto a dir poco oltraggioso considerando le persecuzioni naziste nei confronti degli omosessuali. Forza Nuova ha dichiarato : “non è altro che il voler reprimere il libero pensiero degli studenti, voler andare a inculcare un pensiero unico su un delicato tema che andrebbe comunque tenuto fuori da un pacchetto formativo degno di tale nome”. Forza nuova ha inoltre invitato il rettore dell’università a rimuovere questo corso e gli studenti che si riconoscono in loro a non seguirlo.
Il Rettore dell’Ateneo torinese, Gianmaria Ajani, ha ovviamente respinto queste richieste, commentando : “La volgarità di certe reazioni dimostra quanto bisogno ci sia di conoscenza proprio su questi temi”. Ajani ha inoltre illustrato il fine dell’inserimento di questo nuovo corso nel piani di studi offerto dall’ateneo: “La ratio di questa iniziativa è contribuire a fare cultura su questi temi di genere che rappresentano un’ampia area di studio da almeno 20 anni. Intendiamo colmare un vuoto di conoscenza”.