Povertà in Italia, le statistiche
Dai dati rilevati dagli uffici statistici di Eurostat e dell’Istat, emerge che l’Italia è il Paese che si trova in uno stato di povertà maggiore rispetto ad altri paesi d’Europa. Il rapporto Istat del 2016 ha stimato che il 20,6% dei residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Ciò segna un peggioramento rispetto ai dati dell’anno precedente. A livello di nuclei famigliari, nel 2016, è stato stimato che le famiglie a rischio povertà o esclusione sociale, in Italia, sono il 30%.
In Italia i poveri assoluti rappresentano una popolazione intera
Oggi, infatti, parliamo di una popolazione che conta ben 18.136.663 individui che vivono in uno stato di povertà assoluta in Italia. Il Mezzogiorno è l’area con il maggior numero di persone e famiglie indigenti. Quando parliamo di poveri ci stiamo riferendo a persone che non hanno un reddito. Persone che non possono affrontare delle spese impreviste, o semplicemente non possono permettersi una settimana di vacanza all’anno fuori casa. Parliamo di persone che hanno difficoltà a permettersi un pasto ogni due giorni, mantenere la propria casa calda in maniera adeguata, avere la possibilità di acquistare nuovi abiti in sostituzione di quelli più vecchi e logori.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’UNC riflettono sulla complessità del fenomeno della povertà assoluta in Italia
Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, lo stato di povertà è un fenomeno complesso. Non è limitato alla sola mancanza di reddito ma anche dalle scarse possibilità di riuscire a partecipare alla vita economica e sociale del Paese. Secondo quanto riportato dall’Istat, il rischio di cadere nella condizione di povertà riguarda sia i singoli individui (che sono il 20,6%), sia le famiglie che vivono con pochi mezzi (che risultano essere il 12,1%), sia le persone che vivono in nuclei a bassa intensità lavorativa.
Le parole del presidente Massimiliano Dona
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, non solo parla in maniera allarmante quando critica il peggioramento generale dei dati rispetto agli anni passati. Afferma anche che si tratta di dati da Terzo Mondo. Non certo degni di un Paese che vive all’interno della Comunità Europea, in un mercato unico e che “dovrebbe” appartenere ad un mercato globale. Fino a che il 30% degli italiani sarà a rischio povertà o esclusione sociale non potrà essere possibile che i consumi delle famiglie possano decollare veramente. Conclude Dona dicendo che questi dati ci dicono che non basta apportare delle variazioni al Reddito di inclusione sociale, al solo scopo di cercare di tamponare l’emergenza.
In Europa l’Italia va meglio rispetto alla Romania e alla Francia
I dati Eurostat relativi al 2016, a livello europeo, ci danno una classifica statistica della situazione nel nostro continente. L’Italia risulta all’undicesima posizione di questa graduatoria.
In Europa siamo avanti a Romania e Bulgaria, che sono gli Stati membri dove risulta esserci una persona su due con difficoltà economiche. I cittadini francesi, invece, risultano i terzi più in difficoltà a livello di Unione Europea. Statisticamente, a livello europeo il tasso di persone con privazioni sociali e materiali si sta riducendo. Questo vale anche per l’Italia che, tra il 2015 e il 2016 si sono contati 2,6 milioni in meno di cittadini alle prese con ristrettezze economiche. Un segnale importante che mostra come la ripresa per qualcuno c’è stata. Ma, indica anche che tanto lavoro c’è ancora da fare per risollevarci.