Sono trascorsi ormai quattro anni da quando, in seguito ad un banale incidente sugli sci a Meribel, Michael Schumacher è costantemente in lotta tra la vita e la morte. Nel 2013, infatti, dopo la caduta, il campione tedesco fu dapprima ricoverato in un istituto specializzato, per poi rientrare nella sua dimora, e da quel momento la famiglia ha mantenuto il più assoluto riserbo sulle sue condizioni di salute, che ancora oggi rappresentano un mistero per tutti. Nonostante ciò, il mito di Schumi continua ad aleggiare sul Circus, e proprio in questi giorni Luigi Mazzola, ex ingegnere della Ferrari, in un’intervista rilasciata a “Quotidiano.Net”, ha sottolineato come il 7 volte campione del mondo sia stato determinante nell’aver lanciato la Mercedes in vetta alla Formula 1, con un dominio che ormai risulta incontrastato da quattro anni.
Durante l’intervista, l’ex ingegnere capo del team prove della scuderia italiana dal 1995 al 2006 (quando erano ancora consentiti i test liberi per le scuderie) ha voluto innanzitutto porre l’accento su Schumacher non solo come assoluto talento del volante, ma anche come vero e proprio uomo squadra. Mazzola, infatti, ha rivelato che, se pubblicamente il fuoriclasse tedesco spesso appariva piuttosto freddo e distaccato, in realtà lontano da telecamere e microfoni era un uomo molto espansivo e coinvolgente, che amava lavorare a stretto contatto con tutti i suoi collaboratori, ben consapevole che i successi si costruivano con l’impegno collettivo e non semplicemente con le qualità del singolo.
A tal proposito, all’ex ingegnere capo del “cavallino rampante” è stato chiesto cosa pensarono in Ferrari quando, nel 2010, dopo aver annunciato il ritiro, il pluri-campione tedesco decise di tornare al volante, accettando la corte della Mercedes. Mazzola, esprimendo il suo parere personale, ha detto che non rimase affatto sorpreso, perché molto probabilmente Schumacher accettò di diventare un alfiere delle “frecce d’argento”, stimolato dal progetto di Ross Brawn di rilanciare il marchio di Stoccarda nella massima disciplina motoristica. Del resto, il pilota più vincente di sempre adorava lanciarsi in avventure al limite dell’impossibile.
E proprio in merito al triennio di Schumi in Mercedes, all’epoca piuttosto criticato per gli scarsi risultati raggiunti dall’ex ferrarista, Mazzola ha sottolineato che, in realtà, quel periodo è stato fondamentale per la scuderia tedesca, perché proprio grazie alle grandi capacità di lavoro e di sviluppo della vettura di cui è sempre stato dotato il 7 volte iridato, le “frecce d’argento” hanno potuto gettare solide basi per raccogliere le grandi e numerose vittorie degli ultimi anni.
Patrizia Gallina