I parenti di Prince vietano a Trump l'uso dei suoi brani nei comizi.

La famiglia di Prince frena Trump: “Smetta di utilizzare le sue canzoni”

Fin da quando è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump ha dovuto fare i conti con una fitta schiera di oppositori provenienti dal mondo dello spettacolo. In queste ultime ore, al fronte contrario al tycoon newyorkese si è aggiunta anche la famiglia di Prince, il grande artista scomparso il 21 aprile 2016.

I parenti del cantante statunitense, infatti, hanno pubblicato su Twitter una dichiarazione ufficiale, nella quale hanno intimato al presidente americano di non utilizzare più i brani della popstar durante i suoi comizi politici. La decisione è stata presa dopo l’ultimo intervento in pubblico di Trump a South Haven, nel Mississippi, quando il brano di apertura è stato proprio “Purple Rain”, capolavoro di Prince che spesso ha accompagnato in questi anni i discorsi politici del presidente americano. La comunicazione è stata diffusa dal fratellastro del cantautore del Minnesota, Omarr Baker, il quale ha invitato con decisione l’attuale inquilino della Casa Bianca a non usare più i brani di Prince come colonna sonora dei suoi comizi.

Nel tweet viene ricordato che gli eredi dell’artista non hanno mai dato alcuna autorizzazione a Trump, e nemmeno ai suoi collaboratori, ad utilizzare le canzoni della rockstar, richiedendo di conseguenza l’immediata cessazione di quest’abitudine. Si tratta di un avviso ufficiale piuttosto significativo perché, qualora non dovesse essere preso in considerazione dai diretti interessati, potrebbe fare da viatico ad un’azione legale da intentare nei confronti del presidente degli Stati Uniti e del suo staff.

Bisogna sottolineare che questa non è la prima occasione in cui un cantante o una band (in questo caso i familiari) interviene pubblicamente per invitare Donald Trump a non legare più il suo impegno politico a determinati brani. Tra i maggiori oppositori del magnate di New York, ad esempio, c’è stato Neil Young, protagonista di un duro botta e risposta quando pretese che, in campagna elettorale, il candidato repubblicano non facesse risuonare le note dei suoi pezzi durante i comizi. Tra gli altri, inoltre, si segnalano Adele, Elton John, i Rem, gli Aerosmith e i Pearl Jam, i quali hanno scatenato una vera e propria bufera nel mese di agosto, quando hanno pubblicato una locandina raffigurante il cadavere del presidente USA.

Patrizia Gallina