In attesa di sapere sino a quando durerà lo stato d’emergenza, il Governo ha procrastinato sino a fine luglio le misure restrittive contenute nell’ultimo DPCM, lasciando ad ogni regione una relativa libertà di manovra. Tutto questo che cosa significa per le discoteche? La parola Maurizio Pasca, il presidente del SILB, il Sindacato Italiano dei Locali da Ballo, associazione che rappresenta il 90% delle imprese del comparto censite dalla Camera di Commercio.
“A fine luglio ci aspettiamo misure e provvedimenti che aiutino il settore a proseguire nella cosiddetta ripartenza – spiega Pasca – Se pensiamo che si era arrivati ad ipotizzare le riaperture delle discoteche in inverno se non addirittura l’anno prossimo, cerchiamo di guardare avanti e pensare con ottimismo a quello che ci aspetta. Sin da aprile il SILB si è battuto per la riapertura a fine giugno: il risultato è arrivato addirittura con un paio di settimane abbondanti d’anticipo. Con cuore, passione e la nostra attività di lobby – sottovoce e senza proclami sui social fini a sé stessi – siamo riusciti a riaprire, nel rispetto delle normative e delle restrizioni doverose in una situazione così difficile come quella che stiamo vivendo. Di sicuro il nostro settore è stanco di fare da capro espiatorio e non possiamo che ribadirlo con forza”.
I locali possono dirsi soddisfatti di queste riaperture?
“In Italia la tendenza a lamentarsi è sempre presente. Settori come l’alberghiero, gli stabilimenti balneari, tanti pubblici esercizi hanno riaperto consapevoli delle regole imposte. Un atteggiamento purtroppo non condiviso da alcuni addetti al settore, soprattutto da quelli che pretendevano di riaprire come se non fosse successo nulla, quindi senza preoccuparsi degli assembramenti, senza mascherine… Tanti alberghi e tanti ristoranti hanno deciso di aprire e lavorano al 50%, altri hanno deciso di non riaprire. Si tratta di fare una scelta: o si apre con tutti i limiti del caso o si resta chiusi. Non si può fare di testa propria o peggio ancora accettare le regole e poi non rispettarle. Siamo imprenditori e come tali dobbiamo sempre comportarci, non dimentichiamocelo mai”.
Come si lavorerà sino a quando non verranno eliminate tutte le restrizioni?
“Se un locale ha capienza ridotta da 1000 a 500 posti – ad esempio – si calibrano i costi di conseguenza: si riduce il personale, si modula la proposta artistica, rinunciando ai guest che costano decine di migliaia di euro, e si cerca di valorizzare il proprio club, il proprio dj resident. Se si può fare bene, se non si può fare si aprirà più avanti: questa estate i locali di Ibiza non aprono, i grandi festival sono stati rinviati al 2021. Non resta che prenderne atto e decidere se reinventarsi o aspettare qualche mese per riaprire. Non esistono vie di mezzo”.
Prossimi obbiettivi che si prefigge il SILB?
“Puntare alle riaperture senza più capienze ridotte, segnalare e combattere in ogni modo l’abusivismo, con il quale il SILB e i suoi affiliati non hanno niente a che vedere, perché siamo il primo e più importante baluardo contro la mala movida. Proseguire nella nostra attività costante e lontano dai riflettori, soddisfatti dell’incremento di associati registrato in questo periodo: un 20% in più d’iscrizioni che ci fa capire che siamo sulla strada giusta, anche se il percorso da compiere che ci aspetta è lungo e denso di ostacoli. Tutto questo però non ci intimorisce, anzi ci spinge ad essere ancora più determinati nel perseguire i nostri obbiettivi”.