“L’attesa di giustizia per l’uccisione di Serena non è ancora terminata. Il tempo trascorso in questa attesa è ormai diventato finanche più lungo della vita di Serena, stroncata nel fiore degli anni“.
Le parole di Dario De Santis, legale della famiglia di Serena Mollicone, restituiscono il senso di un dramma su cui dopo vent’anni non è stata ancora fatta piena luce.
Non c’è ancora una verità processuale.
In due decenni di indagini e colpi di scena, c’è la sofferenza di una famiglia che ha dato l’addio anche al padre Guglielmo, morto l’anno scorso per una grave malattia.
Serena Mollicone: la scomparsa
Questo giallo inizia il 1 giugno 2001, quando Serena Mollicone, diciotto anni, scompare nel nulla.
Dopo aver preparato la colazione al papà con cui vive sola dopo la morte della mamma, va all’ospedale di Sora per un piccolo intervento.
Da quel momento Serena non farà più ritorno a casa.
Cominciano le ricerche: forze dell’ordine e volontari setacciano i paesi del circondario nella speranza di rintracciarla.
Due giorni dopo fu ritrovato il cadavere, vicino a un mucchio di rifiuti in un boschetto all’Anitrella, a pochi chilometri da Arce.
Il primo arresto
La prima svolta arriva però solo dopo due anni.
Il 6 febbraio 2003 viene arrestato il carrozziere Carmine Belli, accusato di aver ucciso e poi occultato il corpo della 18enne.
Sin da subito l’uomo si proclama innocente e continua a ripetere di non sapere assolutamente nulla di quell’orribile delitto.
Nessuno gli crede e tre mesi dopo la procura di Cassino chiude le indagini chiedendo il processo con l’accusa di omicidio volontario.
Nell’ottobre 2006 anche la Cassazione respinge tutti i ricorsi.
Il 27 giugno 2011 la procura di Cassino iscrive alcune persone nel registro degli indagati.
Il 26 novembre 2019 Guglielmo Mollicone, il papà di Serena, viene colpito da un infarto e ricoverato in ospedale. Muore il 31 maggio 2020 in una struttura di lunga degenza. Per anni aveva combattuto una battaglia di verità e di giustizia per la figlia.
Le nuove prove
Nel luglio 2019, dopo nuove indagini, la procura chiede il rinvio a giudizio per cinque persone: si tratta del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie e il figlio.
Secondo l’accusa, quel giorno Serena Mollicone sarebbe andata nella caserma dei carabinieri per denunciare lo spaccio di droga in paese, accusando in particolare Marco, il figlio del maresciallo Mottola.
Lì sarebbe stata aggredita, avrebbe battuto la testa contro una porta degli uffici della caserma, cadendo a terra svenuta.
Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, i Mottola, credendola morta, l’avrebbero poi portata in un boschetto, legandola e soffocandola con un sacchetto di plastica.
Il processo è ancora in corso.
Oggi il ricordo di Serena Mollicone
A Fontecupa si terrà la cerimonia di commemorazione.
Niente pubblico, solo poche autorità e i familiari della ragazza.
Il sindaco di Fontana Liri, Gianpio Sarracco, ha fissato l’appuntamento alle 16.30.
“Il Comune ha promosso questa iniziativa per rendere omaggio e ricordare Serena, ma anche e soprattutto per chiedere che si faccia luce e giustizia su una vicenda oscura, che dopo venti anni ancora è in cerca di verità.
Una verità che si deve perseguire sia per rispetto della legge ma anche per non deludere la perseveranza del padre Guglielmo Mollicone”.
In mattinata, invece, la memoria di Serena sarà protagonista a Sora, dove il liceo linguistico e delle scienze umane “Vincenzo Gioberti” le ha intitolato l’auditorium.