Ravenna

Ravenna, arrestato operaio: da due anni violentava una ragazza disabile

Arrestato dai carabinieri un operaio di 34 anni di origine straniera con l’accusa di aver seviziato una donna del posto con gravi difficoltà motorie.
Le violenze, che duravano da oltre due anni, si sono verificate a Ravenna.
Oltre che di violenza sessuale aggravata, deve rispondere anche di maltrattamenti e di rapina aggravate per averla vessata e insultata.
L’indagato, su richiesta del Pm Angela Scorza, si trova in carcere da sabato scorso.

Un incubo per la ragazza di Ravenna

Le violenze sono iniziate nel 2018, quando la madre della ragazza ha deciso di dare un lavoro al ragazzo, in difficoltà economiche e senza occupazione.
Il 34enne è così entrato in casa guadagnandosi la fiducia della famiglia.
Qualche anno dopo tutto è cambiato: la ragazza tetraplegica è divenuta vittima dell’operaio, che per oltre due anni l’ha picchiata, violentata e insultata.
Le violenze sessuali si ripetevano almeno due o tre volte al mese.
In quelle occasioni l’uomo si presentava in casa della vittima ubriaco e la costringeva a rapporti sessuali.
In diverse occasioni l’avrebbe addirittura trascinata con la forza in strada.

Un rapporto di fiducia

L’uomo, inizialmente, era riuscito a conquistare la fiducia della ragazza, tanto che aveva deciso di affidargli un doppione delle chiavi di casa.
L’operaio, in questo modo, ha avuto la possibilità di entrare e uscire dall’abitazione in qualsiasi momento, per svolgere alcuni lavori di manutenzione che la madre non riusciva più a fare.
Successivamente, nel 2019, l’inizio dell’incubo con le violenze e i maltrattamenti, andati avanti fino allo scorso luglio, quando la ragazza ha deciso di denunciare il tutto dopo l’ennesimo episodio di violenza.
L’uomo l’aveva costretta a un rapporto sessuale, minacciando la donna che, in caso contrario, avrebbe ucciso il suo compagno.
Per anni la vittima si è vergognata, non riuscendo ad andare dai carabinieri per sporgere denuncia.
Poi la decisione di raccontare tutto, sperando che l’incubo potesse finire.

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