Il cold case di Nada Cella dopo 25 anni potrebbe essere ad un punto di svolta.
Sotto la sella dello scooter di Annalucia Cecere, ex insegnante unica indagata per il delitto, sono state trovate tracce di sangue della ragazza.
La Procura ha convocato per domani, martedì 16 novembre, un accertamento in contraddittorio per ripetere l’esame.
In caso di esito positivo, i campioni di sangue prelevati saranno affidati al genetista Emiliano Giardina, già impegnato nel caso di Yara Gambirasio.
Riaperto il caso grazie alla tesi di laurea di Antonella Pesce Delfino, una studentessa che nel 2018 svolse un corso in criminologia a Genova e decise di approfondire proprio quel caso.
Nada Cella: la telefonata della sconosciuta
Diffuse nelle ultime ore le dichiarazioni di una testimone anonima che ha indirizzato gli inquirenti ad analizzare il motorino della Cecere.
“Venivo giù in macchina da Carasco, l’ho vista che era sporca, ha infilato tutto nel motorino, l’ho salutata ma non mi ha guardata” – dichiara, riferendosi al 9 agosto del 1996 e alla telefonata a casa Soracco.
“Dico la verità, 15 giorni fa l’ho incontrata in Via Carruggio , andavo alla posta, non mi ha nemmeno guardato, è scivolata via, non mi ha nemmeno guardato”.
Nell’audio della chiamata, non si parla esplicitamente di Annalucia Cecere, ma si parla di una donna “sporca”, forse di sangue, il giorno dell’omicidio di Nada.
Proprio sotto la sella del motorino, citato nella telefonata, la Scientifica ha trovato tracce di materiale biologico attraverso il test del luminol.
La sera dell’omicidio
Marco Soracco, entrando nel suo studio il 6 maggio 1996, ha trovato il corpo di Nada Cella in un bagno di sangue, con il cranio sfondato.
L’uomo ha immediatamente chiamato la Polizia e subito dopo la madre, che abitava al piano superiore quello dell’ufficio.
Nada, trasportata all’ospedale di Lavagna e poi trasferita a quello di San Martino, è deceduta in rianimazione.
Gli accertamenti hanno dimostrato che Nada Cella è stata picchiata, sbattuta contro un muro e poi colpita alla testa con un oggetto pesante, mai ritrovato, che le fratturò il cranio.
Le indagini risultarono difficili fin dall’inizio per diversi errori commessi.
Ad esempio la scena del crimine alterata dai soccorritori e dalla madre di Saracco, che ripulì l’ingresso dello studio e le scale.
Le parole della madre di Nada
“Fiducia nella giustizia e speriamo che finalmente la verità venga a galla”, ha dichiarato Silvana Smaniotto, mamma di Nada Cella.
La donna ha aggiunto: “Siamo contenti di questa svolta dovuta principalmente al decisivo interessamento della criminologa Antonella Delfino Pesci che con le sue intuizioni ha convinto la Procura a riaprire il caso. Ci speravamo vista l’accuratezza con la quale la dottoressa Gabriella Dotto ha lavorato per individuare e incriminare finalmente un possibile autore dell’efferato delitto“.