Quello che emerge dall’ultimo bollettino medico in merito al Coronavirus segnala un aumento dei casi (+224) e un calo delle terapie intensive, ora a 483.
Per i ricoveri ospedalieri c’è un elemento che da rimarcare sui dati che emergono dai conteggi quotidiani e che forse non tutti sanno in modo chiaro.
In ospedale, i nuovi ricoveri nei reparti Covid avvengono non a causa dei deficit respiratori legati al Sars-CoV-2 ma con il tampone eseguito all’ingresso o per lo screening prima di un intervento chirurgico.
Per questo diventano inevitabilmente pazienti Covid anche se la loro “intensità” non si riferisce al Covid.
E’ la singola patologia diversa dal Covid a determinare la gravità e il conseguente ricovero in ospedale.
Coronavirus: i bollettini medici
Il 34% dei pazienti positivi ricoverati a gennaio 2022 non era malato di Coronavirus.
Queste persone si trovavano in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari senza sviluppare la malattia da Covid.
Uno su tre era ospedalizzato per curare altre malattie: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori.
I dati riguardano uno studio fatto da FIASO (la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere) sui ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie.
Ospedale di Brescia, Ospedale San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, Ospedale Moscati di Avellino e Policlinico di Bari.
Il 34% dei ricoverati in area Covid non manifestava segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare: ovvero erano stati ricoverati non per il virus ma con il virus.
Le dichiarazioni di Andrea Costa
Il Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, intervistato a “Omnibus” su La7 ha dichiarato: “Dobbiamo osservare con grande attenzione i dati relativi ai contagi.
Fortunatamente non c’è pressione sui nostri ospedali. Credo che dobbiamo osservare con attenzione come questi contagi incidono sui nostri ospedali.
Ad oggi, sotto questo aspetto, i numeri sono ampiamente sotto controllo“, ha detto Costa.
“Dobbiamo dire con chiarezza che fine dello stato d’emergenza non significa fine della lotta alla pandemia. Significa proseguire con prudenza e con senso di responsabilità.
Oggi abbiamo una platea di 50 milioni di concittadini che responsabilmente si sono vaccinati e questo ci permette un percorso graduale di ritorno alla normalità.
Siamo in una fase delicatissima: bisogna continuare a lavorare sulla comunicazione perché quei 4 milioni che devono ricevere la terza dose – rimarca – è fondamentale che la ricevano, altrimenti saremo impreparati di fronte a una recrudescenza del virus. Sono messaggi di cui mi auguro che tutta la politica, in maniera trasversale, si faccia carico“.