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Sport e videogaming, rapporti oltre gli eSports

Sport e Videogaming – Oggi l’unione di sport e videogioco evoca un unico concetto: quello di eSport. Il successo dei tornei competitivi di videogiochi, pian piano nobilitatisi fino a giungere allo status di eventi sportivi, rappresenta un fenomeno troppo dirompente perché se ne possa essere all’oscuro. Il giro d’affari mosso dagli eSport, grazie a sponsor e a ricchi tornei, è stato il punto di svolta che ha spinto anche realtà sportive tradizionali a entrare nel mondo del videogioco sportivo, sia con proprie squadre che con partnership, collaborazioni o altre soluzioni. Quello tra videogame e sport, però, è un rapporto che si spinge ben oltre il relativamente recente fenomeno eSport: i rapporti tra i due mondi sono sempre stati numerosi e all’insegna della varietà, con il primo vero contatto rappresentato dai videogiochi a tema sportivo.

Impossibile fare un elenco: anche volendosi limitare a uno sport, come il calcio o il basket, i titoli sono troppi per essere elencati anche in considerazione della loro cadenza annuale. Le vicende sportive, tra nuovi atleti o nuove divise, hanno infatti sempre rappresentato un’irresistibile tentazione per gli sviluppatori di videogiochi: quella di creare un titolo all’anno nel quale gli appassionati potessero vedere la loro squadra del cuore aggiornata alle ultime novità della stagione in corso. Ne consegue che, in tal senso, i rapporti tra sport e videogaming di simulazione sportiva possono essere esaminati solo nel lungo periodo: per esempio, assistendo alla loro evoluzione. Sintomatico, in questo caso, come i simulatori calcistici si siano avvalsi delle tecnologie di motion capture: ormai utilizzate in collaborazione con vari calciatori per trasferire determinati movimenti nel contesto videoludico, inizialmente il loro impatto era volto specialmente alla resa visiva di determinati calciatori, coi quali il gioco spesso sottoscriveva una vera e propria partnership. Si può poi menzionare Codemasters, casa di sviluppo britannica specializzata in videogiochi motoristici, che da anni crea l’annuale simulatore F1: questo è frutto della collaborazione ufficiale tra la software house e la federazione di Formula Uno, tanto che nelle competizioni di eSport patrocinati da quest’ultima viene utilizzato il titolo. Un ulteriore collegamento viene da un caso di cronaca recente: quello dell’allenatore del Reims, squadra della Ligue 1 francese. Will Still ha cominciato la sua carriera su Football Manager, il titolo di riferimento in termini di gestionali calcistici: giunto nello staff del Reims, e divenutone allenatore ad interim, i risultati conseguiti hanno convinto il club a confermarlo pur dovendo pagare una multa per ogni partita disputata con lui in panchina, in quanto ancora sprovvisto di patentino UEFA.

Altri rapporti sono quelli che vedono collaborazioni tra, da un lato, sport e singoli sportivi, e dall’altro videogiochi dedicati. Anche in questo caso, con vari livelli di profondità: se non sorprende che Tiger Woods sia stato il volto ufficiale del titolo golfistico PGA Tour dal 1998 al 2013, così come che i titoli ufficiali NBA pubblicati da 2K Sports mostrino in copertina uno fra i cestisti maggiormente riconoscibili, non mancano accostamenti meno ovvi. Volto decisamente noto è quello di Maradona, e in questo caso vi è associata una slot machine: uno tra i numerosi titoli proposti da PokerStars Casino, il numero 10 più famoso della storia del calcio è omaggiato anche nel richiamo del suo soprannome, Pibe de Oro, in una particolare funzione. La scelta fatta da Konami per il suo PES 3 del 2003, invece, è stata quella di utilizzare per le copertine della versione europea del gioco l’arbitro italiano Pierluigi Collina: l’originalità della scelta ha pagato con un gioco ancora oggi ricordato, nonostante le annue nuove uscite.

Di segno opposto, numerose anche le sponsorizzazioni videoludiche negli sport: impossibile dimenticare la maglia della Fiorentina sponsorizzata da Nintendo, indossata da una leggenda viola come Batistuta sulla fine degli anni ’90, e la maglia dell’Arsenal sponsorizzata da SEGA e dalla sua console Dreamcast, utilizzata dai Gunners a inizio 2000. La Champions League, scampato il pericolo Super Lega, continuerà fino al 2024 ad essere sponsorizzata da Play Station, ed è giusto degli scorsi giorni la notizia che, nel corso della prossima stagione, sul casco del bicampione del mondo Max Verstappen comparirà il logo EA Sports, una delle maggiori produttrici di videogiochi sportivi.

Infine, vanno ricordati i vari tentativi di rendere i videogiochi sportivi delle vere e proprie attività fisiche, rispondendo così a una delle più tradizionali critiche ai videogiochi: quella della sedentarietà. L’idea di rendere fisicamente interattivi i videogiochi è stata prima messa in pratica da Nintendo con la console Wii: il particolare controller dotato di accelerometro poteva comunicare i propri movimenti alla console, trasmettendo le azioni fisiche del videogiocatore che lo impugnava fornendo input per il videogioco. Un successo seguito dalla periferica Kinect di Microsoft, per Xbox: concettualmente più avanzata, era in grado di tracciare il movimento del corpo del videogiocatore, trasformandolo nelle azioni compiute dei personaggi sullo schermo. A beneficiarne, ovviamente, soprattutto videogiochi di sport: da simulazioni di bowling al tennis passando per il baseball e la pallavolo, il risultato è stato un’unione tra sport e videogaming ancora oggi in grado di sorprendere, nonostante i profondi rapporti tra i due mondi.