Non ce l’ ha fatta il sostituto commissario Roberto Mancini. Il poliziotto, che per primo svelò gli inquietanti traffici di veleni che dal Settentrione arrivavano nella oramai famigerata Terra dei Fuochi, si è spento nella scorsa notte presso l’ Ospedale di Perugia, dove l’ uomo era ricoverato a seguito delle complicanze dovute al Linfoma di Hodgkin, una tipologia gravissima di tumore che l’ investigatore aveva contratto proprio a causa di quelle indagini che aveva voluto, con coraggio e remando contro l’ ingiustificata omertà delle Istituzioni, portare avanti sin dai tardi anni Ottanta.
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POLIZIOTTO-EROE. Mancini, a capo della sezione romana della Criminalpol, aveva indagato a fondo su quegli strani rapporti che la camorra intratteneva con la Massoneria, legati al traffico e allo smaltimento illecito dei rifiuti provenienti dal Nord Italia, che raggiungevano puntualmente i territori compresi tra Campania e Lazio per essere, successivamente, sotterrati nella zona che tutti noi, grazie al “lavoro certosino” compiuto da Mancini, conosciamo tristemente come “Terra dei Fuochi”.
Il resto è storia nota. Interviste, reportage condotti dalle principali trasmissioni televisive di inchiesta (una su tutte, “Le Iene”), testimonianze choccanti raccolte dai vari inviati (tra le quali, come spesso e malvolentieri accade, è ricordata maggiormente quella del pentito Schiavone e non quella, altrettanto forte, dello stesso Mancini), indagini ufficiali, fascicoli riaperti dopo tanto, troppo tempo. La gente comune, intanto, muore. Respira aria malsana, mangia cibi contaminati, beve acqua proveniente da falde “compromesse” mentre si chiede, sdraiata su un letto di ospedale, perchè lo Stato abbia aspettato tanto per rendere pubblica la tremenda inchiesta sulla Terra dei Fuochi.
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“RINNEGATO” DALLO STATO. Roberto Mancini, l’ eroico poliziotto che ha sacrificato la sua vita e la sua famiglia in nome di una causa più grande, di una giustizia troppo spesso dimenticata, è l’ ennesima vittima della “mortale” Terra dei Fuochi, ma non solo. Mancini è morto due volte, tradito anche da uno Stato che ha “rinnegato” uno dei suoi figli più leali, riconoscendogli un risarcimento “beffa” di 5000 euro per il suo male, contratto mentre svolgeva il proprio dovere, ed escludendo ufficialmente ogni collegamento tra il sostituto commissario e la Commissione Parlamentare sullo smaltimento dei rifiuti, che pure aveva usufruito – ufficiosamente – delle competenze di Mancini.
Roberto Mancini lascia una moglie ed una figlia, distrutte per la perdita del loro unico punto di riferimento. Un uomo leale, un marito amorevole e un padre premuroso che alle luci della ribalta ha preferito il duro lavoro, per il quale ora il Movimento Cinque Stelle chiede a gran voce i Funerali di Stato, ma che proprio da quello Stato che ha servito incessantemente, fino alla fine dei suoi giorni, è stato abbandonato. I funerali del poliziotto che ha “scoperchiato” il vaso di Pandora di Gomorra si terranno a Roma, presso la Basilica di San Lorenzo, sabato 3 maggio alle 11:30.