Bergamo – Una proroga per analizzare meglio i campioni di peli e capelli trovati sul corpo di Yara Gambirasio: è quanto necessitato dai ricercatori che lavorano agli oltre 200 frammenti in esame. A guidare l’equipe Carlo Previderè, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Università di Pavia. Questi avrebbe dovuto consegnare lunedì scorso il rapporto sulle verifiche incrociaste tra il dna trovato e quello di Bossetti, ma al pubblico ministero Letizia Ruggeri è stata chiesta una proroga, per sicurezza.
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“Le analisi sono ancora in corso e, conclusi gli accertamenti, depositeremo una relazione”, rassicura Previderè, fornendo informazioni ai giornalisti per placare momentaneamente l’assalto mediatico che vede al centro del caso di Yara gli sviluppi di questa verifica incrociata. “Noi abbiamo ricevuto dalla Procura di Bergamo un incarico di consulenza ad ampio raggio”, ribadisce il ricercatore, “gli ulteriori accertamenti sono ancora in atto e li sto eseguendo con una collega.”
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Un esito parziale smentirebbe la presenza del dna di Massimo Bossetti tra le tracce trovate sul corpo di Yara, ma per affermare un dato di tale importanza per il caso bisogna esserne certi. Alcuni campioni, peraltro, non appartengono neanche alla ragazzina e non sono riconducibili ad origine animale. Lo stato di conservazione del corpo di Yara, rimasto per 3 mesi in un campo tra intemperie e deviazioni di ogni genere dallo stato iniziale in cui si trovava, ha costituito senza dubbio un’importante difficoltà per l’analisi. A ciò è da aggiungere che 3 mesi di decomposizione sono comunque un periodo significativo nell’esame chimico dei tessuti in questione.