Sidney – Il governo australiano ha annunciato la propria decisione di chiudere le frontiere con l’Africa: l’obiettivo è quello di bloccare il flusso migratorio proveniente dai Paesi dell’Africa Occidentale colpiti dall’epidemia di Ebola. Infatti il Ministro dell’Immigrazione Scott Morrison ha presentato misure molto rigide attraverso la sospensione del programma di immigrazione, senza alcuna esclusione per i casi umanitari. Tale blocco del programma di immigrazione consiste nell’impossibilità di istruire nuove domande di visti per potersi trasferire in Australia.
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LE MISURE DEL GOVERNO AUSTRALIANO – Oltre al blocco del programma di immigrazione e del programma umanitario, sono stati annullati anche i visti temporanei già accordati a quelle persone che non sono ancora partite dal proprio paese in direzione dell’Australia. Per quanto riguarda i visti a lunga durata, i loro possessori dovranno sottoporsi a tre settimane di quarantena prima di raggiungere l’Australia. Nemmeno coloro che hanno ottenuto visti permanenti su base umanitaria saranno esenti da stringenti controlli: questi si dovranno sottoporre a tre esami clinici prima della partenza e ad uno una volta atterrati in Australia.
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NEW YORK – Negli scorsi giorni ha destato grande scalpore la decisione di chiudere in quarantena gli operatori sanitari di rientro negli Stati Uniti dai paesi colpiti dall’Ebola. Pertanto, il governatore di New York Andrew Cuomo ha deciso di allentare tali misure di sicurezza, come riportato dal New York Times. Gli operatori sanitari provenienti da Liberia, Guinea e Sierra Leone potranno rientrare nelle proprie abitazioni, purchè non presentino alcun sintomo. Inoltre, essi saranno comunque confinati e monitorati per ventuno giorni per garantire la massima sicurezza.
La decisione è stata presa dopo le aspre critiche rivolte da Kaci Hickox, un’infermiera rientrata dalla Sierra Leone, nei confronti del sistema statunitense. La donna ha infatti dichiarato di essere stata posta in quarantena nonostante sia risultata negativa al test per due volte. Kaci ha inoltre attaccato le rigide regole applicate negli aeroporti statunitensi Jfk e Newark ed ha minacciato di fare ricorso ai propri legali: “Siamo stati trattati come criminali e prigionieri”.