Sanag (Somaliland) – Non sempre la Giustizia fa il suo corso. Talvolta, l’esito di un processo il cui verdetto risulterebbe in teoria essere più che scontato può ribaltarsi con esiti più che drammatici. Lo sa bene una bambina residente a Sanag, regione situata nello Stato africano non riconosciuto del Somaliland. La piccola – appena 11 anni – è stata vittima di un terribile stupro perpetrato da un 28enne del luogo. Ha combattuto per mesi contro le atroci sofferenze psicologiche e fisiche che solo le vittime di una così immane violenza possono, purtroppo per loro stesse, conoscere bene.
L’orco l’aveva violentata barbaramente e minacciata. L’undicenne stava raccogliendo della legna quando è improvvisamente “Caduta per terra e lui mi ha coperto la testa con un cappotto, così le mie urla non si sarebbero sentite”. Alla tortura fisica è seguita quella emotiva e mentale: lo stupratore aveva promesso alla piccola che le avrebbe tagliato la testa semmai lei avesse raccontato l’accaduto.
La bimba – già vittima della terrificante pratica, tipica del territorio africano, della mutilazione genitale – è stata immediatamente trasportata dalla madre presso il più vicino Pronto Soccorso del Somaliland; i medici, però, hanno posto il veto. La vittima avrebbe ricevuto cure adeguate solo nel caso ci fosse stata una denuncia formale alle forze di Polizia. Dopo aver sbrigato lunghe ed estenuanti pratiche, la piccola è stata ricoverata e sottoposta alle amorevoli cure dei dottori della clinica di Borama. A favore della 11enne anche l’associazione umanitaria ActionAid, che ha perorato la causa della bambina sino alla sua drammatica fine.