Aria di tempesta all’interno della redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo. Sono trascorsi due mesi dal vile attentato costato la vita ad alcune tra le menti più geniali del discusso giornale francese, tra le quali il direttore e disegnatore della rivista Charb e, superato il clima di doloroso cordoglio tra i vignettisti e lavoratori di Charlie Hebdo, adesso sembra arrivato il momento di affrontare le più terrene questione burocratiche.
La diatriba, resa nota nei giorni scorsi proprio dagli stessi protagonisti, ovvero Laurent Léger, Patrick Pelloux e il vignettista Luz, ruota attorno ai 30 milioni di euro guadagnati grazie alle vendite straordinarie di Charlie Hebdo subito dopo la strage del 7 gennaio. Léger avrebbe reso nota la richiesta di diventare azionista della rivista. Al suo fianco ci sarebbero altri 10 componenti della redazione, tra i quali la sopracitata coppia di colleghi.
Sarebbero non poche le difficoltà riscontrate nella richiesta mandata avanti dal gruppo di giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo. Le quote del giornale infatti sono divise tra i familiari del deceduto Charb (che detengono il 40% della proprietà di Charlie Hebdo), il disegnatore Ross (anche lui comproprietario al 40%; il vignettista è attualmente ricoverato in ospedale a seguito dell’attentato) e il direttore del giornale Eric Portheault (detentore del restante 20%). La disputa su quelli che proprio il vignettista Luz definiva, non poco tempo fa, i “Milioni avvelenati”, ha scatenato all’interno della redazione di Charlie Hebdo reazioni forti e contrastanti. L’avvocato del settimanale satirico in particolare si è espresso con toni duri nei confronti della richiesta degli 11 giornalisti. “Siamo ancora lontani da una riflessione sull’assetto proprietario – ha dichiarato il legale – la parte di Charb è ancora congelata. Tutti questi soldi fanno più male che bene. La situazione fa pensare a quei funerali dove si litiga già uscendo dal cimitero per i gioielli della nonna. Dobbiamo prima pensare a far uscire il giornale ogni mercoledì”.
All’accusa velata di arrivismo mossa dal legale di Charlie Hebdo, ha così risposto il giornalista Patrick Pelloux, uno dei maggiori promotori di questa insolita “class action” per arrivare ai vertici di Charlie Hebdo: “Non abbiamo nulla contro la direzione attuale, nessun conflitto di alcun tipo, ma dopo quello che è successo, i dipendenti vogliono essere innanzitutto attori nell’impresa”. La guerra al potere è appena all’inizio, con buona pace delle vittime di Charlie Hebdo.