Le parole di Papa Francesco in merito al genocidio armeno hanno avuto delle forti ripercussioni nel Medio Oriente, tanto che l’ambasciatore del Vaticano in Turchia è stato convocato dal ministero degli esteri di Ankara. Nel colloquio, come precisato da Monsignor Lucibello, le autorità turche hanno espresso tutto il loro disappunto proprio in merito alle parole del pontefice: la Turchia, dal canto suo, continua a negare che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e sta portando avanti una guerra mediatica per far terminare questa notizia.
Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa nella Basilica di Città del Vaticano per il centenario del martirio armeno, durante la quale ha proclamato “Dottore della Chiesa” San Gregorio di Narek. Il ministro degli esteri turco, Mevlut Cavuysogli, ha definito inaccettabili le seguenti parole di Papa Francesco: “La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione Comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001); essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana”.
Inoltre, ha aggiunto: “Quella tragedia ha colpito il popolo armeno insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo – ha aggiunto -. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente”. “Sembra – ha proseguito il papa – che l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori”.
“Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: ‘A me che importa?’; ‘Sono forse io il custode di mio fratello?’. In diverse occasioni – ha detto Papa Francesco all’inizio della liturgia – ho definito questo tempo un tempo di guerra, una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione. Purtroppo ancora oggi – ha aggiunto – sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi -, oppure costretti ad abbandonare la loro terra”.