Quattro italiani sono stati rapiti in Libia: sono tutti dipendenti della società Bonanni di Parma, contractor internazionale per l’industria petrolifera. Il rapimento è avvenuto presso la Mellitah Oil and Gas, area strategica a 60 kilometri da Tripoli: infatti qui parte il gasdotto Greenstream che porta il petrolio direttamente a Gela, in Sicilia. La prima ricostruzione fornita dall’agenzia locale Afrigate sostiene che i quattro italiani siano stati rapiti nei pressi Zuaia, città sotto il controllo delle milizie islamiste che appoggiano il governo di Tripoli, “mentre stavano rientrando dalla Tunisia” ed erano diretti a Mellitah.
La notizia è stata diffusa dalla Farnesina e confermata dalla stessa società Bonanni attraverso un comunicato stampa: “Informiamo che ieri, 19 luglio 2015, si è verificato in Libia nei pressi di Mellitah il rapimento di 4 tecnici italiani dipendenti della nostra società. Al momento siamo in diretto contatto e coordinamento con le Autorità e con l’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri Italiano. Seguiranno eventuali aggiornamenti”. La Bonanni mantiene il riservo sulle generalità dei quattro tecnici rapiti, di cui non si conoscono ancora i nomi.
Per il ministro degli esteri Geniloni è difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento. Il ministro ha dichiarato ai margini di una riunione a Bruxelles: “Stiamo lavorando con l’intelligence. È una zona in cui ci sono anche dei precedenti. Al momento ci dobbiamo attenere alle informazioni che abbiamo e concentrarci sul lavoro per ottenerne altre sul terreno”. Secondo Ali Rugibani, incaricato d’affari dell’ambasciata libica presso la Santa Sede, dietro il sequestro “potrebbero esserci le milizie islamiche di Tripoli”. L’obiettivo sarebbe quello di “fare pressioni sul governo italiano” per il ruolo svolto nella crisi libica. Secondo l’emittente televisiva Al Jazeera invece gli autori del rapimento sarebbero le milizie tribali del cosiddetto “Jeish al Qabail” (L’esercito delle Tribù).