Mina (Arabia Saudita) – Ennesimo pellegrinaggio della morte vicino la Mecca. Nel corso del consueto Hajj, la calca di fedeli musulmani giunti per il primo giorno di Eid al-Adha, nota come la Festa del Sacrificio, ha provocato il decesso di 717 persone ed il ferimento di oltre 800 pellegrini. Mentre le autorità si “rimbalzano” le responsabilità a vicenda – o, peggio, accusano gli stessi pellegrini delle morti avvenute alla moschea della Mecca, la macchina dei soccorsi si è messa subito in moto: circa 4mila soccorritori stanno offrendo aiuto e sostegno ai numerosi feriti giunti alla Mecca per compiere quello che, per alcuni, più che il “pellegrinaggio della vita” sta diventando una vera e propria condanna a morte.
CALCA KILLER. Per i pellegrini più ferventi, il viaggio verso la Mecca deve essere, almeno una volta nella vita, effettuato. Tale “cammino spirituale”, però, spesso diventa una corsa al patibolo, a causa dell’ingente numero di pellegrini che raggiungono Mina e le località limitrofe, fedeli spesso mal gestiti dalle istituzioni preposte all’organizzazione di un evento di così ampia portata. La drammatica “ecatombe” di religiosi è avvenuta nel corso della consueta “lapidazione del diavolo”, momento in cui i pellegrini lanciano sassi contro un muro.
Stando all’emittente televisiva Al Arabiya, la strage sarebbe dovuta alla fuga improvvisa dei pellegrini sopraggiunti alla Mecca. Ed è proprio contro gli stessi pellegrini che Khaled al-Falih, Ministro della Sanità saudita, avrebbe puntato il dito, addossando ai fedeli la responsabilità della calca killer avvenuta a Mina. “Se i pellegrini avessero seguito le regole, avremmo potuto evitare questo genere di incidenti – ha dichiarato il Ministro, recatosi immediatamente sul luogo della strage – Molti pellegrini si mettono in movimento senza rispettare i tempi stabiliti dai responsabili della gestione dei riti”.
Non tutti, però, la pensano come al-Falih. Secondo il capo dell’organizzazione iraniana dell’Hajj Said Ohadi, una scarsa organizzazione del pellegrinaggio verso la Mecca ha contribuito a creare una serie di disordini che hanno portato all’ “uccisione” di oltre 700 fedeli. “Per ragioni che ignoriamo è stata chiusa una strada nei pressi del luogo dove i pellegrini eseguono il rito simbolico della lapidazione di Satana”, ha spiegato alla TV di Stato di Teheran Ohadi. A queste pesanti accuse fanno eco quelle del Vice Ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, che ha puntato il dito contro l’Arabia Saudita, rea non aver provveduto a sufficienza alla salvaguardia dei pellegrini e di aver gestito male la macchina dei soccorsi a Mina.