In Sardegna ci sono delle spiagge meravigliose sulle quali è però da anni interdetto l’accesso sia ai residenti che ai turisti, in quanto situate a ridosso dei poligoni di tiro dell’esercito. Dopo circa 40 anni il Ministero della difesa ha finalmente liberato le bellissime spiagge. Questa concessione è frutto di un lunghissimo negoziato e di numerosissime richieste che vanno avanti da anni. Il Presidente della regione Sardegna, Francesco Pigliaru, ha dichiarato “I sindaci e i cittadini del territorio hanno diritto alle risposte che ci impegniamo a dare. Sono attese da 40 anni”.
Le spiagge in questione sono, la spiaggia bianca di Portu Tramatzu, situata nel sulcis, nel poligono di Capo Teulada, una delle più belle spiagge della Sardegna, che era stata espropriata dal demanio negli anni 50, e che era stata utilizzata, durante questi anni, come stabilimento balneare per i militari. A Capo Frasca sono state liberate la spiaggia di S’Ena e S’Arca, e la porzione di scogliera che arriva fino a Punta S’Achivioni. A Cagliari è stata liberata la Caserma Ederle di Calamosca. Libere solo stagionalmente ( durante le vacanze di Pasqua, e da giugno a settembre) le Spiagge Bianche di Capo Teulada e Cala Murtas, situata nel comune di Villaputzu.
L’accordo è stato firmato dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il Presidente della regione Sardegna Pigliaru, ed è volto a riequilibrare l’impatto che queste servitù militari hanno sull’ambiente, sul turismo, e sulla salute della regione. La presenza dei militari in Sardegna è alquanto ingombrante, ben 30 mila ettari sono occupati dal demanio militare. L’accordo prevede anche l’apertura di un distretto aerospaziale a Decimannu. L’obiettivo sarebbe quello di creare un centro di eccellenza nella ricerca e sperimentazione di cyber-defence e cyber-security. Alla Maddalena invece si lavorerà per il rilancio della scuola per sottufficiali della Marina. La ministra ha assicurato che questo accordo sarà rispettato: “Tutto quello che può essere fatto deve essere fatto subito. C’è la mia parola”.