Mancano poche ore, e poi partiranno ufficialmente le consultazioni al Quirinale che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) portare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad affidare l’incarico per la formazione del governo al nuovo premier italiano. Si comincerà domani, 4 aprile, con il Capo dello Stato che riceverà dapprima i presidenti di Senato e Camera, poi il presidente emerito Giorgio Napolitano, quindi le forze politiche minori, tra le quali spicca Fratelli d’Italia.
Il momento-clou, invece, si avrà il 5 aprile, quando saliranno al Colle le delegazioni delle forze politiche più consistenti, ovvero Partito Democratico, Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. L’attesa è indubbiamente febbrile e il momento piuttosto delicato, e per questo motivo le varie realtà politiche stanno appuntando le relative strategie e proposte da presentare a Mattarella, affinché si possa consentire al Paese di avere un governo stabile e possibilmente duraturo, che tenga conto dei risultati delle elezioni politiche del 4 marzo. Tra i partiti usciti sconfitti dalla tornata elettorale vi è senza dubbio il PD, il cui segretario reggente, Maurizio Martina, ha rilasciato in queste ore delle dichiarazioni piuttosto importanti inerenti sia la posizione dei dem rispetto alle consultazioni e al loro ruolo in Parlamento, sia la prospettiva di un’eventuale maggioranza costituita da M5S e Lega.
Intervenuto a Radio Capital, l’ex ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha innanzitutto espresso i suoi dubbi circa la fattibilità di un accordo di governo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, evidenziando innanzitutto come i pentastellati non abbiano manifestato alcun cenno d’intesa verso il PD, ma soprattutto esprimendo una serie di perplessità sui punti programmatici dei grillini in merito ai rapporti con l’Unione Europea. Di conseguenza, Martina ha confermato la volontà dei dem di porsi (come sancito dal risultato elettorale) all’opposizione rispetto al centrodestra e a gran parte delle idee di M5S. In questi ultimi giorni, intanto, sia Di Maio che Salvini non hanno chiuso le porte ad un probabile ritorno al voto in breve tempo, qualora non si dovesse trovare un’alleanza atta a garantire una solida maggioranza al Paese.
Su questo punto il segretario reggente del PD è stato molto deciso nell’affermare di non auspicare affatto l’imminente indizioni di nuove elezioni politiche, poiché ciò rappresenterebbe una grossa sconfitta per chi è risultato vincitore il 4 marzo e, nonostante ciò, non è stato in grado di dare un governo all’Italia. Dunque, quando giungerà al Quirinale il 5 aprile, la delegazione del Partito Democratico confermerà al Presidente della Repubblica la sua volontà di porsi all’opposizione, ma allo stesso tempo non resterà fermo sulle sue posizioni, dichiarandosi aperto al dialogo, in particolar modo se si dovessero aprire delle prospettive per trovare un accordo che tenga conto di alcuni “punti fondamentali” che hanno fatto parte del programma elettorale del PD. Grande attenzione, quindi, verrà data alle indicazioni che giungeranno da Sergio Mattarella, anche se Martina ha ribadito che, allo stato attuale delle cose, l’impegno di dare delle concrete prospettive al Paese spetta ad altre forze politiche.
Sull’eventualità di un governo formato da M5S e Lega, il reggente del Partito Democratico non ha nascosto la sua preoccupazione, visti i contenuti dei programmi di entrambi i partiti, e le scelte piuttosto discutibili che potrebbero effettuare una volta divenuti la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Anche in questo senso emerge la profonda distanza tra i dem e le posizioni di Luigi Di Maio e Matteo Salvini che hanno detto più volte di essere contrari ad un “governo del presidente”, mentre il PD, se dovessero arrivare indicazioni in tal senso dal Colle, potrebbe dare la propria disponibilità.
Inevitabile parlare della delicata situazione che sta vivendo il Partito Democratico, dopo il deludente risultato ottenuto durante le elezioni politiche del 4 marzo. Maurizio Martina a Radio Capital ha riconosciuto che si sta attraversando una delle fasi più difficili nella storia del partito, ma al contempo ha dichiarato con forza che non vi è alcun “rischio d’estinzione” per i dem, che dopo la debacle elettorale hanno già cominciato a tracciare la strada per la rinascita. L’obiettivo principale, secondo il segretario reggente, è quello di dare il via ad un duro lavoro che dovrebbe durare circa un anno, volto a consolidare alcuni dei punti fondamentali su cui si è sempre basato l’impegno politico del PD. Le primarie ci dovranno essere e rappresenteranno un passo importante per il futuro del partito di centrosinistra, anche se il politico bergamasco ci ha tenuto a ricordare come non saranno sufficienti per risolvere, da sole, tutti i problemi che attualmente affliggono il Partito Democratico.
Patrizia Gallina