Se ne parlava ormai da qualche mese, e proprio in questi ultimi giorni Lega e Movimento 5 Stelle sono riusciti a trovare un’intesa sulle chiusure domenicali dei negozi. Dunque, dopo una serie di confronti e di proposte, la maggioranza è pronta a dare il via libera al superamento delle liberalizzazioni che erano state introdotte dal Governo Monti.
Il testo della proposta di legge che prevede l’apertura degli esercizi commerciali per la metà delle domeniche annuali è stato depositato dal relatore Andrea Dara (Lega) alla commissione Attività produttive della Camera che avrà il compito di analizzare il documento prima del suo approdo a Montecitorio e poi al Senato. L’obiettivo della maggioranza è quello di mandare in archivio l’apertura “selvaggia” dei negozi senza alcuna distinzione tra domeniche e giorni festivi: se il progetto del governo otterrà il disco verde in commissione si arriverà a 26 chiusure domenicali su 52, mentre ci saranno delle deroghe su alcune festività nazionali (dovrebbero essere 4 su 12) sia laiche che religiose. Dunque, in totale, durante l’anno in circa 30 occasioni ci sarebbero delle aperture “straordinarie”.
Stando alla proposta di legge varata da Lega e M5S, spetterà alle singole regioni stabilire quali saranno le date delle aperture dopo essersi confrontate con i sindacati e le varie associazioni di categoria. Inoltre anche la decisione sulle festività in cui le attività commerciali saranno al lavoro verrà presa territorialmente. Il documento sulle chiusure domenicali rappresenta una sorta di compromesso raggiunto dalle due forze di maggioranza che si sono venute incontro reciprocamente: infatti da un lato c’erano i pentastellati che puntavano ad un funzionamento del 25% dei negozi, e dall’altro c’era il Carroccio che invece chiedeva un tetto massimo di 8 aperture.
Naturalmente l’accordo prevede anche alcune eccezioni legate soprattutto alle principali località turistiche della penisola, con i negozianti che potranno lavorare soprattutto nel periodo di alta stagione. Ad esempio, nelle zone costiere le 26 domeniche di apertura si dovrebbero avere soprattutto da aprile a settembre (stagione primaverile-estiva), mentre in quelle di montagna verranno suddivise tra i mesi dedicati al trekking e alle passeggiate (luglio-agosto) e quelli della stagione sciistica (dicembre-marzo). Non ci sarà alcun vincolo, invece, per gli esercizi commerciali che sorgono lungo i centri storici dove – tranne nei giorni festivi – l’apertura verrà garantita ogni domenica. Questa regola varrà anche per i negozi che sorgono nei pressi dei centri urbani.
Invece le città che contano fino a 10mila abitanti assicureranno la piena attività dei locali di estensione fino a 150 metri quadri, e nei comuni con più di 10mila residenti non vi saranno chiusure domenicali per le strutture la cui ampiezza arriverà fino a 250 metri quadri.
Come previsto anche dalla legge precedente, l’apertura resterà invariata per le rivendite di generi di monopolio, e per quelle presenti in alberghi, campeggi e villaggi, ai quali si affiancheranno le strutture che si trovano in autostrade, stazioni ferroviarie, aeroporti e porti. Inoltre avranno piena libertà di lavorare durante le domeniche edicole, pasticcerie, gastronomie, rosticcerie, librerie, fiorai, negozi di antiquariato e artigianato locale, oltre a cinema, parchi giochi, stadi e centri sportivi.
La proposta di legge stabilisce anche che chi non rispetterà la nuova normativa vada incontro a sanzioni che dovrebbero andare dai 10mila a 60mila euro e che potrebbero raddoppiare in caso di recidiva. I proventi delle multe, secondo le intenzioni della maggioranza, andrebbero reinvestiti nella lotta all’abusivismo e nel miglioramento del decoro urbano.
Patrizia Gallina