Lampedusa, 252 dispersi: i sopravvissuti raccontano la loro storia

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L’imbarcazione, sprofondata in mare. Fonte della foto: livesicilia.it

Lampedusa. Dopo la notizia che il Presidente della Camera Laura Boldrini si sarebbe recata sul posto per aiutare i soccorsi ai sopravvissuti immigrati, arriva un bilancio, se non proprio definitivo, molto vicino ad esserlo: “Ci hanno detto che erano 518 in quel barcone della morte, se si pensa che i sopravvissuti sono 155, la conclusione è fortemente drammatica”, sì, perché mancano all’appello 252 dispersi, non ancora dati per morti, ma che tacitamente si crede possano essere già considerati tali, proprio per la portata del disastro di qualche giorno fa. Anche se i corpi ripescati e recuperati sulla battigia sono solo 111, “le vittime in tutto sarebbero 363”, stando a quanto affermato dal deputato di Scelta Civica, Mario Marazziti, presente sul luogo insieme con il Presidente Boldrini. Sarebbero, inoltre, arrivate voci secondo cui alcune barche si sarebbero avvicinate al relitto nella notte, ma avrebbero girato al largo senza prestare soccorso: “La prima alle 3.30 è girata attorno, si è avvicinata e se ne è andata. Non era illuminata e non sanno di chi fosse. Più distante, un’altra barca, ma non sanno se questa li abbia effettivamente visti”, questo secondo quanto riferito al depurato da alcuni, eppure su tali voci non si può effettivamente fare affidamento in mancanza di prove concrete. Di fatto, in merito alla questione si è espresso il procuratore di Agrigento, Ignazio Fonzo, poiché pare che un generale dell’aeronautica in congedo abbia fatto notare alla Procura militare di Napoli il prolungato ritardo dei soccorsi sull’isola di Lampedusa: “Non indaghiamo su presunti ritardi nei soccorsi. Non abbiamo riscontri in merito”, ha concluso il procuratore siciliano. Egli stesso ha confermato che, nonostante la gravità di una tale tragedia e dei suoi effetti sui 155 superstiti, gli immigrati sono già stati tutti identificati ed incriminati per immigrazione clandestina: “E’ un atto dovuto, conseguenza della Bossi-Fini voluta da una certa parte politica”, ha tentato di spiegare Fonzi, “è un fatto obbligato, per cui questi naufraghi, come tutti i migranti che entrano con queste modalità nel territorio italiano, sono denunciati per immigrazione clandestina.”

Altri sopravvissuti al naufragio hanno approfondito il loro racconto partendo dall’inizio: “Senza telefonini, perché sequestrati alla partenza, hanno deciso di appiccare il fuoco nel disperato tentativo di farsi vedere” e da qui sarebbe scaturita la tragedia, quando, alle 6.20 circa, i passeggeri dell’imbarcazione da 20 metri si sarebbero spostati tutti su un lato, per paura delle fiamme, e ciò avrebbe portato la nave stessa a rovesciarsi in mare proprio a pochi metri dal punto di arrivo del viaggio tormentato di centinaia di eritrei e somali. Ora i loro sacrifici per raggiungere questa terra, terra per loro di speranza, sembrano essere stati inutili, eppure molti di loro sapevano che la morte poteva essere una delle conseguenze del viaggio, un rischio che, pur di ritrovare la libertà, sono stati disposti ad affrontare ed a far affrontare ai propri bambini.