Lo scopo principale del nuovo reato di omicidio stradale, che il governo dovrebbe introdurre con un disegno di legge o addirittura un decreto entro la fine di gennaio, sarà quello di garantire un processo rapido, in modo che le vittime ottengano giustizia e soprattutto siano risarcite nel più breve tempo possibile. Inserito in un «pacchetto» più ampio di nuove norme sulla giustizia che però abbia come obiettivo primario la tutela di chi attualmente spesso deve attendere anni prima di arrivare alla fine dell’iter processuale. Ma anche la punizione con condanne e sanzioni accessorie più rigorose per chi provoca incidenti mortali.
Non è un caso che il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri lo annunci il primo dell’anno, appena due giorni dopo l’arresto da parte della polizia stradale del ragazzo romeno che con la sua Ford Ka il 26 dicembre scorso aveva travolto e ucciso una bimba di 9 anni, Stella Manzi, mentre viaggiava con i due fratellini sulla Nettunense a bordo di una Panda guidata dalla mamma. Perché l’altro ieri notte ci sono state altre due vittime, madre e figlia, in un incidente sulla Salerno-Reggio Calabria e la Guardasigilli ha ribadito proprio la necessità di intervenire sul meccanismo di accertamento delle responsabilità penali e civili.
Il provvedimento sarà studiato e condiviso con i tecnici del Viminale. Cancellieri ne ha parlato ieri mattina con i suoi collaboratori più stretti per pianificare un percorso che sia concordato anche con il collega dell’Interno Angelino Alfano, evidenziando la necessità di proteggere quelle famiglie che si sentono offese nel loro dolore perché non hanno i riscontri che meriterebbero, e dunque prevedendo anche corsie preferenziali per il giudizio. Il ministro ha spiegato: “Si tratta ormai di un problema sociale e come tale va affrontato, quindi introducendo strumenti dissuasivi per chi ritiene di potersi mettere alla guida pur non essendo completamente padrone di se stesso e dunque in disprezzo della vita altrui”. Gli uffici legislativi dei due dicasteri lavorano su una bozza che era stata preparata già lo scorso anno e aveva come fulcro, almeno per quanto riguarda la parte amministrativa, la revoca definitiva della patente per chi guida in condizioni che non garantiscano la sicurezza e provoca un incidente mortale. In questi casi non ci sarà alcuna possibilità di ottenere nuovamente la licenza e questo rappresenta, secondo gli esperti, il deterrente più forte che si possa utilizzare.
Dal punto di vista penale, la base è quella prevista dal reato di omicidio colposo, contemplando però nei casi più gravi – ad esempio lo stato di ubriachezza oppure l’assunzione di sostanze stupefacenti – che si possa arrivare fino a una pena di dieci anni. In sostanza la gradualità della condanna dovrebbe essere stabilita sulla base delle condizioni psicofisiche del guidatore e anche sul comportamento tenuto dopo l’incidente. Rischierà dunque una pena alta anche chi non si ferma per prestare soccorso o comunque cerca di sottrarsi alle proprie responsabilità dopo aver investito un’altra autovettura oppure persone che vanno in motorino o a piedi. Senza escludere la possibilità di prevedere l’arresto obbligatorio nei casi più gravi. Sono i dati diffusi dalla polizia stradale a dimostrare la necessità di adottare strumenti efficaci tenendo conto che nei primi dieci mesi del 2013 su circa un milione e mezzo di infrazioni contestate, ci sono stati oltre 18 mila denunce per guida in stato di ebbrezza e oltre 1.000 per chi invece era sotto l’effetto di droghe.
Terzo punto, che il ministro della Giustizia ritiene fondamentale, riguarda lo svolgimento del processo. L’ipotesi allo studio prevede il rito direttissimo quando la dinamica dei fatti sia stata accertata con ragionevole precisione e nei casi più complicati che si possa comunque procedere con il rito immediato, saltando dunque alcuni passaggi che certamente allungano i tempi di durata del dibattimento. In questo modo si accelererebbero i tempi del risarcimento economico e non è ancora escluso che alla fine si possa anche introdurre l’obbligo della provvisionale. Uno schema complessivo che le diverse Associazioni che tutelano le vittime della strada mostrano di apprezzare perché, come sottolinea il segretario dell’Ania Umberto Guidoni «è necessario fornire ai giudici uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, in taluni casi, sono dei veri e propri omicidi. Siamo convinti che nei casi in cui ci si metta alla guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro o sotto l’effetto di droghe, si debba configurare l’ipotesi di dolo eventuale del conducente, per la gravità sociale, umana ed etica di certi comportamenti che provocano incidenti stradali. E sicuramente non si può più permettere che certi episodi restino impuniti».
Fonti: corriere