Quello che ad uno sguardo inesperto potrebbe apparire semplicemente come un innocente bruco, nasconde invece una minaccia letale per i nostri amici a quattro zampe: si tratta della Thaumetopoea pityocampa, più comunemente nota come “processionaria” (nome che gli deriva dalla caratteristica di spostarsi costantemente in fila indiana, formando una sorta di processione, appunto). Tale insetto, appartenente alla famiglia dei lepidotteri, che solitamente si rivela altamente nocivo per le foreste e le pinete mediterranee che costituiscono il suo habitat (nutrendosi di fogliame compromette, infatti, il ciclo vitale delle piante), si sta rivelando particolarmente pericoloso anche per la specie dei canidi.
Quello che viene comunemente definito come bruco, infatti, non rappresenta altro che lo stadio larvale della processionaria, antecedente alla trasformazione in crisalide, e quindi in farfalla. Ed è proprio durante il periodo transitorio in cui questo insetto si presenta sotto forma di larva che esso rivela il suo lato più temibile; lo strato superficiale di tale lepidottero è infatti ricoperto da una folta coltre di setole altamente urticanti, che entrando a contatto con l’epidermide delle specie a sangue caldo (uomo compreso), possono sviluppare infiammazioni anche di notevole entità.
E’ questa, dunque, la caratteristica che rende questo bruco così pericoloso per i nostri animali domestici. I cani in generale ed in particolar modo i cuccioli tendono a fiutare questi insetti e addirittura a mangiarli, con l’enorme rischio di inalazione o ingerimento dei peli urticanti che li rivestono. I primi sintomi che un cane sviluppa a seguito del contatto con il bruco sono generalmente l’intensa salivazione, generata come processo di difesa a seguito dell’infiammazione del cavo orale ed eventuali difficoltà respiratorie, a causa del contatto degli agenti tossici con le mucose nasali. Altri indicatori di un’avvenuta intossicazione da parte dell’animale possono essere: diminuzione di vivacità, scarsa, se non nulla, propensione a nutrirsi, vomito e diarrea (quest’ultima talvolta emorragica).
La procedura indispensabile per evitare conseguenze tragiche è il lavaggio, mediante una soluzione di acqua e bicarbonato, del cavo orale, da ripetere svariate volte se necessario. Si ricorra all’uso di imbuti o siringhe prive d’ago nel caso in cui l’animale sia riluttante al contatto. Risulta comunque indispensabile la visita da un veterinario, che possa intervenire in maniera più appropriata a seconda della gravità della situazione.