“Donne mi rifiutavano”: verità sul Killer di Firenze e la sua cattura

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Al centro: Riccardo Viti, 55 anni, killer di Firenze

Firenze – Arrestato e posto sotto interrogatorio, il killer 55enne Riccardo Viti ha confessato di aver ucciso la donna il cui cadavere è stato trovato crocifisso sotto un cavalcavia dell’A1 nei pressi del cimitero di Ugnano. Si trattava di una prostituta romena di nome Andrea Cristina Zamfir, 26enne morta secondo lo stesso modus operandi utilizzato per le altre vittime. Viti ha raccontato in sede d’interrogatorio di aver sempre avuto una vena sadica verso le donne, all’incirca dai 20 anni. Infatti, egli era sempre stato rifiutato dall’altro sesso, tanto da arrivare a stuprare ed uccidere per soddisfare il proprio desiderio di rivalsa.

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Dalle parole di Viti, però, emerge un altro fattore che si scopre aver amplificato molto questo desiderio violento: “E’ cominciato tutto da lì… quel gioco che in realtà era una violenza sessuale.” E’ quanto racconta il 55enne, riferendosi ad un fumetto sadomaso che leggeva in gioventù. Inevitabilmente, il gioco sadico diventava violenza non consensuale, per culminare in un brutale femminicidio, sempre con lo stesso modus operandi. Viti pagava le prostitute in cambio delle loro prestazioni: dovevano spogliarsi già in auto e farsi legare una volta scese in una zona appartata. Lui le avrebbe poi costrette a subire una vera e propria violenza sessuale perpetrata con un manico di scopa.

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E’ questo che dev’essere avvenuto alla 26enne trovata “crocifissa” sotto l’A1, ma non era certo l’unica vittima che la sete di violenza verso le donne di Viti ha mietuto nel tempo. L’uomo ha confessato di aver stuprato diverse vittime negli anni, sempre secondo il “gioco sadico” che lui aveva deciso di prendere alla lettera. A confermarlo è stata anche la testimonianza dell’assistente capo della Polizia di Stato, Paolo De Giorgi, che nel 2012 mediò un’accesa lite tra Viti ed una prostituta, che si trovavano al momento nel furgone del 55enne. All’epoca, l’assistente capo era agente in servizio alla squadra volante e si avvicinò al furgone in cui stava avvenendo il litigio per prevenire che la situazione tra prostituta e cliente degenerasse.

E’ in quell’occasione che De Giorgi conobbe Riccardo Viti: un uomo tranquillo, che in quel caso aveva deciso di non pagare la prostituta accanto a lui perché era tossicodipendente. La lite scaturiva dall’insistenza di lei, che pretendeva di essere pagata anche senza aver elargito prestazione. Nulla all’epoca poté insospettire l’agente, di recente resosi cruciale per l’arresto del Killer di Firenze, criminale che sarebbe stato irraggiungibile senza quanto testimoniato da De Giorgi. Questo, perché l’assistente capo ha riconosciuto l’uomo anche a distanza di anni e, non appena saputo quanto accadeva nella periferia fiorentina, ha avvertito i suoi superiori di quanto sapeva su Viti.

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Sono bastati questi vaghi sospetti a braccare il killer, che ha confessato solo l’omicidio della 26enne ritrovata sotto l’A1 meno di una settimana fa. Infatti, altri 7 casi simili a quello di Andrea Cristina Zamfir attendono di essere risolti, ma l’uomo potrebbe anche aver violentato altre prostitute della zona per poi lasciarle in vita. Per questo, verranno fatti ancora accertamenti ed interrogatori a chi potrebbe aver subito violenze da Viti. Il 55enne attende una pena certa, mentre l’assistente capo della Polizia di Stato, Paolo De Giorgi, può sperare in una promozione “per merito straordinario”, almeno stando a quanto dichiarato dal Questore di Firenze.