Killer Lodi, sopravvissuta romena racconta: “Credeva fossi morta”

Il Killer di Lodi
Andrea Pizzocolo: il Killer di Lodi

Lodi. La sopravvissuta alle violenze di Andrea Pizzocolo, il famigerato killer di Lodi, racconta in un’intervista la propria esperienza. Quella che state per leggere è la testimonianza di Gabriela, prostituta rumena torturata dal killer in un motel del perugino, lo stesso in cui tempo dopo anche un’altra ragazza, la povera Lavinia, è stata maltrattata con violenza e poi uccisa. “Ho conosciuto quest’uomo a Bollate”, racconta Gabriela alle telecamere di Mattino Cinque, “E’ venuto dove lavoro e mi ha chiesto il numero. Ci siamo parlati per un paio di giorni via sms, poi mi ha chiamato e mi ha dato appuntamento per le 19 di quella sera ed è venuto a prendermi a casa. Non usava il suo vero nome, si faceva chiamare Giorgio, ma questo l’ho scoperto solo dopo. Mi ha portato in un motel di Saronno, gli ho chiesto come mai così lontano da Milano visto che ci sono tanti alberghi dove stare e lui mi ha risposto che andava sempre lì perché gli piaceva. Abbiamo lasciato i documenti e preso la stanza. Appena entrati lui ha detto che voleva farsi una doccia. Sembrava una persona normale. Fumava delle sigarette fatte da lui con della polvere bianca, forse era cocaina. Mi ha chiesto di guardare un film porno ma mi sono rifiutata. Ha insistito un po’ ma al mio continuo rifiuto ha preso una borsa, ha tirato fuori delle fascette e mi ha immobilizzato legandomi le mani. Mi ha legato mani e piedi, mi ha picchiato per mezz’ora.” “Poi”, continua Gabriela, “mi ha portato fuori dal motel e mi ha messo nel bagagliaio della macchina. Siamo stati per circa un’ora in auto. Ho pensato che volesse uccidermi. Gli ho detto di lasciarmi andare perché in Romania mi aspetta una figlia e lui mi ha risposto: ‘ora ti faccio vedere come si gioca con una donna’. Si è fermato vicino a Melegnano o Lodi e mi ha picchiato per 5 ore: dalle 22,30 fino alle 3 del mattino. Poi mi ha abbandonato in un campo legata pensando che fossi morta. Mi sono salvata”, conclude, “e l’ho denunciato alla polizia. Ho subito chiamato il 188 per dire che era lui e ho fatto il riconoscimento guardando la sua fotografia.”