Il 21 marzo 2001 la Procura di Palermo, attraverso il pm Roberto Scarpinato chiese e ottenne dal gip l’archiviazione nei confronti di 13 persone del procedimento che avviò nel 2008; si trattava di Licio Gelli, Stefano Menicacci, Stefano Delle Chaie, Rosario Cattafi, Filippo Battaglia, Salvatore Riina, Giuseppe e Filippo Graviano, Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Giovanni Di Stefano, Paolo Romeo e Giuseppe Mandalari.
Si trattò di un momento negativo perché quell’inchiesta aveva già individuato quella che è la realtà affermata oggi dal Corriere della Sera, di cui Vnews accennò in un articolo ben due mesi fa. In quella richiesta di archiviazione ad un certo punto si legge, infatti, che il pentito Tullio Canella, (intimo di Leoluca Bagarella) affermò nell’interrogatorio del 28 maggio 1997: “Ciancimino mi disse che a questo progetto (alla strategia politica di azzeramento e e destabilizzazione del Paese ndr) aveva collaborato fortemente la ‘ndrangheta calabrese. Specificò al riguardo: “devi sapere che la vera massoneria è in Calabria e che in Calabria hanno appoggi a livello dei servizi segreti”. Queste dichiarazioni di Ciancimino mi fecero capire meglio perché si era tenuta a Lamezia Terme la riunione di cui ho riferito in precedenti interrogatori e alla quale ho partecipato personalmente tra esponenti di Sicilia Libera e di altri movimenti leghisti o separatisti meridionali, riunione alla quale erano presenti anche diversi esponenti della Lega Nord”.
La Procura di Palermo scrisse a pagina 11 nero su bianco che il “sistema criminale” che “avrebbe dovuto “prendere il potere nel modo più idoneo alla realizzazione degli interessi illeciti mafiosi, non è stato oggetto di approfondite indagini perché quel procedimento riguardava specificatamente il ruolo svolto da Cosa nostra e da entità esterne alla stessa, nell’elaborazione della strategia del terrore messa in atto dal 1992,”.
Perché dal 2001 nessuno ha mai voluto intraprendere quella strada inveatigativa, la quale avrebbe portato lontano? Forse perché le forze del sistema criminale stavano governando il Paese? Interrogativi a cui tenta di rispondere il Pm Giuseppe Lombardo di Reggio Calabria, tredici anni dopo , tra mille difficoltà.
Roberto Galullo de “il sole24ore” dedica al tema decine di articoli, centrando l’attenzione sui cosiddetti “Invisibili” che costituiscono, a suo parere, il “sistema criminale” il quale, facendo riferimento a numerose risultanze processuali “non solo esiste ma è sempre più forte e raffinato. In Sicilia come in Calabria ma, oramai, in tutta Italia, vero ispiratore, di strategie troppo raffinate per ndranghetisti o mafiosi cialtroni”