X-Men: giorni di un futuro passato. La recensione

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“Squadra che vince, non si cambia”, recita un vecchio adagio popolare. Cosa accade, però, se due team altrettanto vincenti, diretti da un grande “allenatore” che risponde al nome di Bryan Singer, si uniscono per generare un prodotto di alto livello, che possa appassionare persino una vasta percentuale di scettici? Succede che ci troviamo di fronte ad un nuovo capitolo – il settimo, per l’ esattezza – dedicato ai supereroi mutanti generati dalla fervida mente di mister Stan Lee: gli X-Men. Allacciatevi le cinture, allora, perchè stiamo per entrare in pieno nell’ universo degli X-Men.

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Bryan Singer ritorna a dirigere i “suoi” amati Wolverine, Mystica, Professor X e Magneto in “X-Men: giorni di un futuro passato”, impostando un ponte solido tra vecchio e nuovo, soprattutto grazie al lavoro certosino del suo precedente “traghettatore” di mutanti, Matthew Vaughn (regista di “X-Men: l’ inizio”). Il risultato, considerata la mole di lavoro sulla sceneggiatura, nonché la gestione di un cast vasto e qualitativamente “stellare” (sul quale spicca un James McAvoy assolutamente superbo nei panni del giovane Charles Xavier), è certamente pregevole. Il timore, prima di sedere sull’ agognata poltroncina, era quello di dover assistere a quasi due ore di action-movie dal richiamo “fumettistico”, intriso di effetti speciali e povero nella trama. Le sorprese, invece, non sono mancate e si sono rivelate essere, per la maggior parte, piacevoli.

In “X-Men: giorni di un futuro passato”, Wolverine (interpretato da un sagace e muscoloso Hugh Jackman) torna indietro nel tempo, compiendo un viaggio che dal 2023 lo riporterà negli anni Settanta, con il preciso compito di ricomporre l’ alleanza, oramai compromessa, tra il giovane Xavier ed il suo eterno rivale Eric (alias Magneto, impersonato da Michael Fassbender). Al centro della trama della pellicola vi è Mystica (Jennifer Lawrence), mai così spietata, mai così tanto lacerata nell’ animo. La salvezza dei mutanti dipende, ancora una volta, dai due leader indiscussi degli X-Men, che dovranno riscoprire la propria amicizia, per cementificare legami affettivi ed alleanze strategiche, indispensabili per sovvertire un fato a loro avverso.

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Trama solida, accattivante, che lascia ugual spazio ad azione, sketch comici (impagabili le scene che vedono protagonista uno scalmanato Quicksilver, con un debutto da ricordare, all’ interno dell’ universo Marvel, per il giovane Evan Peters) e attimi di pura introspezione, che riesce a toccare le corde giuste nell’ animo dello spettatore, senza scivolare in momenti “mielosi” o luoghi comuni. La lotta per la sopravvivenza degli X-Men non è una banalità; non è scontata, per Wolverine ed i suoi amici, la vittoria del bene sul male, perchè non è tutto bianco o nero. La complessa storia, a cavallo tra futuro apocalittico e passato rivisitato (espediente interessante, da parte del regista, ipotizzare che JFK possa essere stato un mutante!) è affiancata da un tripudio di effetti speciali, godibili anche senza l’ ausilio della tecnologia 3D (gli occhialini potrebbero, in questo caso, risultare addirittura controproducenti).

Grande prova dell’ intero cast attoriale, che annovera “debuttanti a cinque stelle” (uno fra tutti, Omar Sy nei panni di Alfiere) al fianco di grandi ritorni (Ian McKellen e Patrick Stewart, oltre alla “tempestosa” Halle Berry), per un blockbuster che nel Bel Paese ha registrato notevoli incassi sin dalla sua data d’ uscita, dando del filo da torcere ai colleghi più “blasonati” (leggi Spider-Man e Vendicatori). “X-Men: giorni di un futuro passato” sorprende i patiti dei fumetti Marvel sino alla fine, tenendo con il fiato sospeso anche dopo i titoli di coda, con un’ inedita scena che introduce la nuova, terrificante nemesi mutante, Apocalisse: una premessa entusiasmante per il nuovo capitolo della saga, la cui data di uscita non è stata ancora ufficializzata.