“Lucy” è il titolo, semplice, del nuovo film di Luc Besson, prodotto, sceneggiato e diretto in Francia proprio dallo stesso Besson. Della durata breve di novanta minuti, “Lucy” vede nel ruolo di protagonista la bionda Scarlett Johansson, al fianco del protagonista maschile – il professor Norman – Morgan Freeman. Importante e non secondo nel merito è il doppiaggio di Ilaria Stagni per Scarlett Johansson e di Angelo Nicotra per Morgan Freeman. La data di uscita nelle sale italiane del film “Lucy” è stata il 25 Settembre, due mesi dopo l’ uscita negli USA, datata 25 Luglio.
Luc Besson non è nuovo al portare in scena un lavoro in cui spicchi il ruolo della protagonista donna nei panni quasi maschili per caratteristiche: questa volta lo fa in un contesto in cui Lucy, la protagonista della storia, viene assunta come corriere della droga; una volta apertosi nel proprio corpo il contenuto di CPH4 del carico trasportato, Lucy entra in un universo fuori controllo, sopra il controllo e fuori dal tempo e sopra il tempo. Lucy entra in un universo di conoscenza assoluta che vedrà come alter ego alla propria condizione il professor Norman, professore di biologia all’Università di Parigi.
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Il CPH4, sostanza stupefacente utilizzata nel film come motore immobile, è una sostanza che le donne in prossimità del parto rilasciano nel feto in quantità infinitesimale. Nel contesto descritto da Besson, tuttavia, il CPH4 diventa una droga sintetizzata ed utilizzata in cristalli blu. Lucy assume passivamente una dose di circa 500 grammi di CPH4, cinquecento volte superiore ad una dose da sballo. Per questo la ragazza entra in un mondo in cui conosce e vive una vita al di là del canonico, per esempio per entrare in contatto con il professor Norman, Lucy entra nella camera d’ albergo del professore in ogni forma digitale: telefono, video, sveglia, radio. Lucy sviluppa una forma di conoscenza assoluta, di controllo assoluto, di coraggio assoluto e di potere assoluto. E’ da questi presupposti che il professor Norman la invita a voler lasciare un testamento biologico della propria forma superiore di interazione con la realtà, invito che Lucy accoglie fiera.
E’ questo, secondo il punto di vista del sottoscritto, il passaggio migliore del film, passaggio che Besson avrebbe potuto approfondire ulteriormente, aggiungendo minutaggio al lavoro di breve durata. Il personaggio di Lucy, infatti, è senz’altro sensazionale nell’ esposizione di leggi del mondo di cui viene a conoscenza, su tutte di notevole fascino le nozioni sul tempo: “…Il tempo è l’unità di misura della materia…”. Corollari utili all’ esposizione della conoscenza assoluta del personaggio sono la violenza ed il disordine di un mondo che ruota attorno a Lucy e che la vede a contatto con la malavita orientale e la Polizia.
Oltre a questa ambientazione, la vita di Lucy dopo l’ assunzione di CPH4 è scandita dalla percentuale di utilizzo della propria intelligenza, che sale con il passare delle ore fino ad un finale in cui Lucy sarà protagonista di un viaggio a ritroso dalla genesi umana, fino all’ incontro con il primo ominide donna di cui l’ uomo ha conosciuto il corpo: “Lucy” (della quale sono stati trovati i resti nel lontano 1974). Per questo viaggio – e per l’ alternanza nelle prime battute fra il mondo contemporaneo ed il mondo di migliaia di anni fa – lo stesso Besson ha ammesso il possibile accostamento del suo film a pietre miliari del cinema come “2001 Odissea nello spazio” ed “Inception” per i rimandi all’utilizzo della massa cerebrale. Vero è che non tutto quello che nel film viene esposto può essere considerato attendibile al cento per cento. Fanno riflettere tuttavia le parole di Lucy, ma anche del professor Norman in aula universitaria, in particolar modo sulla scala percentuale di utilizzo del cervello, indicando alla soglia del cinquanta per cento la possibilità dell’ auto controllo e del controllo sull’ individuo e sulle masse.
Vero è che nel mondo contemporaneo il controllo e la “società del controllo” sociologicamente studiata, sono situazioni ordinarie; vero è che il finale è uno di quelli da lasciarti incantato e perplesso; vero è che Scarlett Johansson è eroina nella storia raccontata, oltre ad esserlo sul set per come col passare dei minuti riesce ad essere in empatia con un personaggio di certo non semplice da interpretare. Vero è che non si può gridare al capolavoro per “Lucy”, ma non si può discutere la capacità di Besson di portare sugli schermi un film non scontato, una pellicola che comunque vince e convince. A suo modo.
Buona visione!