Roma – In un tweet Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, rilancia l’idea dell’archeologo Daniele Manacorda: ricostruire in legno l’arena dei gladiatori del Colosseo. Due gli obiettivi: rendere percorribile l’arena così da ricostruire l’atmosfera dell’Anfiteatro Flavio e realizzare un museo dei sotterranei del Colosseo che si trovi effettivamente sotto terra e non alla luce del sole, come invece si presenta oggi. Il progetto avrebbe già ricevuto l’approvazione di Giuliano Volpe, membro del Consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggistici del ministero.
LEGGI ANCHE: Pagare le tasse con opere d’arte: Franceschini firma il decreto
“BASTA UN PO’ DI CORAGGIO” – Daniele Manacorda, docente di metodologia e tecnica della ricerca archeologica presso l’Università di Roma Tre, ha scritto un articolo nel mese di luglio sulla rivista culturale “Archeo” sottolineando la fattibilità e l’importanza di tale progetto. Oggi, il ministro Franceschini ha premiato le parole di Mancorda: “L’idea dell’archeologo Manacorda di restituire al Colosseo la sua arena mi piace molto. Basta un po’ di coraggio..”. Il ministro ha inoltre postato alcune foto per mostrare “come i visitatori vedevano e vivevano il Colosseo sino a poco più di un secolo fa”.
IL PROGETTO DI MALACORDA – Chi entra oggi nel Colosseo, si trova di fronte ad uno spettacolo completamente diverso rispetto a quello a cui assistevano i cittadini Romani secoli fa e visibile fino all’Ottocento. “Le belle foto aeree che ritraggono il Colosseo dall’alto ci mostrano non la vasta e candida arena, che un tempo ospitava i giochi e gli spettacoli o, in età più recente, processioni religiose e manifestazioni pubbliche, ma un intrico inquietante di muri scoperchiati al sole, un labirinto tanto incomprensibile quanto inaccessibile”.
A partire all’Ottocento, infatti, sono stati effettuati una serie di interventi di restaurazione che hanno “scoperchiato” l’arena dell’Anfiteatro Massimo con l’obiettivo di mostrare i sotterranei del Colosseo. “Le vecchie vedute ottocentesche ritraggono ancora il Colosseo con la sua bella arena viva perché calpestabile, e quindi privatamente o pubblicamente usabile e usata. Poi è successo qualcosa. Pian piano, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, l’arena è stata progressivamente scoperchiata, l’invaso del monumento è stato scavato attraverso una complicata sequela di vicende, i suoi sotterranei sono stato messi a nudo”.
LEGGI ANCHE: Leopolda, Renzi: “Posto fisso non esiste più. Art. 18? Si vuole mettere il gettone nell’Iphone
RIDARE DIGNITA’ AL COLOSSEO – Distruggere l’arena per mettere in luce i sotterranei: questa è stata la linea seguita dagli archeologi negli ultimi secoli. Ma tutto questo non rischia di far perdere l’essenza stessa del monumento? Si tratta veramente di un’opera di valorizzazione? La risposta arriva direttamente dalle parole del professor Malacorda: “Per definizione un sotterraneo è qualcosa che sta “sotto terra” ; è nato, è stato creato per stare sotto terra: è questa la sua condizione esistenziale. Perché i sotterranei del Colosseo stanno a pancia all’aria sotto il sole e non sono tornati là dove dovevano stare?”.
Malacorda prosegue: “Al Colosseo, nel secolo appena trascorso, qualcuno ha ritenuto di dover togliere la sua arena, cioè il suo vestito, magari un po’ lacero, che gli consentiva però di mostrarsi al mondo con dignità”. Così anche i sotterranei ritroverebbe la loro più intima essenza: “offrire la possibilità di visitarli addentrandosi in un labirinto, questa volta però sensato, perché percorribile così come lo era quando faceva parte di un meccanismo funzionante, che funzionava perché era “al di sotto”, sottratto agli sguardi, ma non alle persone che vi agivano”.
LEGGI ANCHE: Mancano i custodi: Colosseo chiuso alla Notte dei Musei
Pertanto, l’operazione mira a ricostituire l’essenza del Colosseo, trasformato in un luogo surreale dopo la distruzione dell’arena, sempre secondo Daniele Manacorda. L’archeologo sottolinea anche la fattibilità della sua idea: “Rifare l’arena quali problemi comporta? Francamente non ne vedo”. La parola passa alle istituzioni e quella di Dario Franceschini è una prima, importante apertura.