Torino – Cresce la tensione nella guerra personale e professionale che la bistrattata categoria dei taxisti conduce contro i “colleghi” della Uber. Come la maggior parte dei patiti della tecnologia 2.0 ricorderanno, Uber è un’ applicazione che consente ad utenti privati di mettere a disposizione la propria automobile per servizi di “car sharing”. Servizio totalmente diverso da quello offerto dai canonici “tassinari”, almeno così dovrebbe essere sulla carta. Le acque in materia, in realtà, sarebbero parecchio confuse: in questo clima di guerra ben poco fredda, i taxisti non sentono sulla propria categoria nessun tipo di tutela, né da parte del Governo, né dai Sindacati.
A peggiorare una questione già particolarmente spinosa, nella giornata di ieri un Giudice di Pace ha restituito a Genova la patente ad un autista che stava offrendo un servizio per conto di Uber. In base alla sentenza, il ricorso depositato dall’ uomo era legittimo, giacchè il driver Uber era stato sanzionato dai Vigili Urbani del capoluogo ligure in base ad un articolo del Codice della Strada sbagliato (le Forze dell’ Ordine avevano sequestrato la patente ed il libretto di circolazione all’ autista in base all’ Articolo 86 – professione di taxista abusivo – piuttosto che al precedente 85esimo Articolo, che fa riferimento al Noleggio Auto con Conducente). Di fronte a quella che agli occhi dei taxisti genovesi è sembrata una vera e propria ingiustizia, i professionisti del trasporto cittadino non sono rimasti di certo a guardare: gli autisti “legalizzati” sono dunque scesi in piazza, creando una vera e propria “bagarre” che ha visto protagonisti loro malgrado due inviati del “Secolo XIX”, vittime di spintoni ed aggressioni verbali ingiuste da parte dei taxisti.