Caschetto ribelle, occhi vivi e parlantina sorprendente: così il “redivivo” Raffaele Sollecito si è presentato all’attesissima conferenza stampa tenuta presso il Centro Congressi Cavour di Roma in compagnia del suo legale, l’avvocato Giulia Bongiorno, e di sua sorella. Aveva promesso delle dichiarazioni ufficiali Sollecito, dopo il verdetto di assoluzione ottenuto “a mani basse” pochissimi giorni fa. Il ragazzo, uno dei principali indiziati per il barbaro omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, si era concesso poco ai giornalisti (salvo poi rilasciare un’intervista in esclusiva ad un noto quotidiano nazionale). Evidentemente, Sollecito preparava il “colpaccio finale”, arrivato nella giornata di oggi in una sala gremita di giornalisti.
“IO, UN SEQUESTRATO IN LIBERTA'”. In compagnia del suo fedele legale, Raffaele Sollecito si è esposto al Mondo come mai non aveva fatto in tutti questi lunghi anni di incertezza e detenzione. “Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato: senza il loro supporto non avrei avuto la forza di arrivare fino a qui. Ringrazio in particolare mio padre, i miei avvocati e i miei familiari”. I ringraziamenti di rito non hanno, però, disteso il clima rovente a seguito delle affermazioni a dir poco choccanti di Sollecito. “Mi sento come un sequestrato tornato alla libertà – ha ammesso l’ex studente – Il mio sequestro è stato insopportabile. Sono stato additato come un assassino senza uno straccio di prova. La mia famiglia è stata fatta a pezzi, sbriciolata”. Il giovane ricorda con dolore tutti i momenti drammatici passati non solo in prima persona, ma anche dalla sua famiglia, investita a suo dire da un’ondata di rancore senza precedenti. “Ho una lista infinita di momenti brutti: 7 anni e 5 mesi è un tempo infinito quando si vive in una tragedia infernale che fa parte della tua esistenza. Tra i momenti più brutti, quello del mio arresto”, ha sottolineato l’ex di “Foxy Knoxy”. “Non dimentico nemmeno le offese gravissime nei confronti dei miei familiari. Ho sentito livore nei miei riguardi. Ancora oggi mi chiedo perchè di quell’odio che è nelle carte”.
L’ULTIMO PENSIERO PER MEREDITH. Non poteva non spendere dolci parole per la sua ex fiamma Amanda Knox il giovane Sollecito: la loro breve ma intensa love-story ha fatto discutere, più che sognare. “Il mio rapporto con Amanda era una semplice storia d’affetto tra due ragazzi. Auguro ad Amanda ogni bene”, ha dichiarato il biondo italiano. Che ha fatto sapere che forse, come la sua ex statunitense, scriverà un libro sull’intricata vicenda giudiziaria vissuta sulla propria pelle. Ma c’è tempo per ricavare un best-seller da un efferato delitto che ha visto protagonisti i presunti esecutori, più che la povera vittima. A proposito di Meredith, c’è spazio anche per un commento alle dichiarazioni della famiglia Kercher, inserita tra le ipotesi di una richiesta di risarcimento ed un pubblico “disconoscimento” dell’ivoriano Rudy Guede, unico imputato dietro le sbarre per l’uccisione della giovane inglese. “A me dispiace che la famiglia di Meredith sia delusa dalla sentenza – rimarca il giovane – Questa sentenza è la verità processuale che stavolta è coincidente con i fatti. Io non ho nulla a che fare con il delitto. Meredith la conoscevo pochissimo, non avevo motivi per avere astio e rendermi partecipe di un delitto orribile. Spero che loro riconoscano questa verità dei fatti. Guede non lo conosco affatto“.
Con queste parole al vetriolo, successive alle dichiarazioni rilasciate da un’Amanda ben al sicuro nella sua America che non ha mai dubitato della sua innocenza, si chiude uno dei capitoli più neri della nostra storia giudiziaria. Raffaele Sollecito congeda i giornalisti, non prima di aver intimato al Mondo dall’additarlo come un efferato killer. “Non accetto mai più di essere definito assassino e mi tutelerò nelle sedi opportune nel caso ce ne fosse bisogno”. Mentre Sollecito e Amanda difendono la propria immagine, tra un contratto milionario per un libro ed un’apparizione in TV, la famiglia Kercher cerca l’unica, importante risposta che forse non arriverà mai: “Chi ha ucciso la nostra Meredith?”.