Bene o male, purchè se ne parli. Potrebbe essere questo lo slogan di Expo 2015, la kermesse alimentare ospitata da Milano che oltre che consensi ha fatto registrare devastazioni, polemiche e…scontrini truffa. Già, perchè il dibattito “principe” che viaggia sui social network riguarda uno scontrino talmente assurdo da essere vero: quello postato da Andrea, milanese, che per degustare degli assaggi dell’esotica cucina giapponese ha pagato la bellezza di 115 euro, coperto escluso. Uno scontrino esaminato al microscopio e, stando ad alcuni portali di informazione, ritoccato ad arte da un invidioso utente cinese. Ma qual è la verità?
Per arrivare al centro della questione, basta fare un passo indietro. Andrea ha raccontato la sua esperienza “alimentare” targata Expo sul suo blog. Il milanese specifica di aver scelto questo ristorante del padiglione giapponese conscio delle cifre esorbitanti delle portate servite. “Lo stand giapponese ad Expo propone due opzioni: una a prezzi popolari con vari tipi di menu e questo ristorante, che ha circa 20 coperti con personale giapponese venuto apposta per l’evento”.
Nessuna sorpresa, quindi, per Andrea, quando alla fine della cena si è visto recapitare un conto salatissimo per i comuni mortali: “Nessuna sorpresa nel conto, sapevo quanto avrei speso ed anzi, al contrario di quanto avviene in Italia, non mi è stato addebitato il coperto ed il servizio, ottimo peraltro. Il menu degustazione propone porzioni piccole, ma ciò capita in molti ristoranti di lusso. Nessuna “truffa” o spiacevole sorpresa, quindi”. Eppure, in molti avevano gridato al “boicottaggio”, pensando ad uno scontrino “gonfiato” ad arte per sabotare l’Expo. La sorpresa è stata conoscere, invece, dal diretto interessato che l’eccellente lavoro di Photoshop applicato sul piccolo pezzo di carta era stato effettuato in senso opposto: da 115 euro il conto al “Giappo” è stato abbassato a soli 6 euro, surreale considerando i tariffari dei vari padiglioni presenti all’esposizione.
Tanto rumore per nulla? Sembrerebbe di si, anche perché il milanese goloso di cibo giapponese non aveva alcuna intenzione di lamentarsi per il conto del ristorante. Il suo post su Facebook e sul suo blog aveva invece lo scopo di attirare l’attenzione su un’altra problematica mal gestita da Expo: l’emissione della fattura. “Lo scontrino è stato strumentalizzato per far intendere che ad Expo il cibo costa carissimo, in realtà ci sono opzioni per tutte le tasche. Invece, se devo fare una polemica, la riservo alle modalità assurde per ottenere la fattura”, continua Andrea. “La richiesta della fattura deve essere trasmessa (via mail e con vari allegati richiesti) entro e non oltre la mezzanotte del giorno di emissione dello scontrino. Ora, pensate a chi finisce di cenare verso le 11…”. A dispetto della cattiva informazione a volte proposta proprio da quegli organi di stampa che dovrebbero essere garanzia di affidabilità nella diffusione delle notizie, è bastato un piccolo post a trasformare lo scontrino della discordia in un pezzo di carta qualunque.