Nestlè, ritirati noodles istantanei in India: “Piombo oltre il limite”

I noodles incriminati

Pratici e veloci da preparare, pronti da gustare: esistono diverse tipologie di noodles, gli spaghettini istantanei di tradizione culinaria tipicamente orientale e giunti in tutto il Mondo grazie a varie multinazionali che hanno lanciato delle vere e proprie linee della pastina istantanea. Noodles alla carne, con verdure, speziati: disponibili per ogni palato, dal più sopraffino a quello più goloso, basta aggiungere al prodotto un pò d’acqua calda, la bustina per insaporire gli spaghetti e il gioco è fatto.

Non piacciono proprio a tutti, però, i noodles formato “industriale”. Messi sotto accusa dagli esperti nutrizionisti, gli spaghettini orientali sono entrati nel mirino dei severi controlli indiani che hanno portato al blocco della distribuzione delle confezioni Maggi prodotte dalla Nestlè.

UNA MINIERA DI PIOMBO. In India i noodles istantanei distribuiti dalla Nestlè avevano subito sin da subito dei controlli accuratissimi. In un primo momento, infatti, l’Ispettorato dello Stato di Uttar Pradesh aveva puntato il dito contro l’azienda per la presenza, non riportata peraltro sull’etichetta del prodotto alimentare Maggi, di glutammato monosodico all’interno dei noodles. Il glutammato monosodico è un derivato del sale non proprio salutare per il nostro organismo, che era stato rinvenuto dall’Ispettorato dopo un attento esame sul prodotto confiscato in un negozio a Barabanki.

La Nestlè, però, ha apertamente contestato tali esami, chiedendo di mandare un campione di quegli stessi noodles ad un centro specializzato a Calcutta, sperando di rilanciare la qualità del proprio prodotto: un autogol clamoroso per l’azienda, che ha dovuto incassare un colpo durissimo per i propri noodles. La scoperta effettuata dal laboratorio di Calcutta, infatti, è stata a dir poco choccante: non solo i noodles Nestlè contenevano glutammato, ma anche ingenti quantità di piombo. La quantità del pericoloso metallo presente nei noodles, inoltre, superava di gran lunga i limiti consentiti dalla legge indiana: in 12 confezioni su 13 prese in esame, vi erano ben 17 parti di piombo su un milione, a dispetto dello 0,001 parti su un milione previsto dalla legge indiana.