La crocifissione di Gesù Cristo è una delle barbarie più ignobili che la storia cristiana ha tramandato ai ferventi cattolici e non solo. Il figlio di Dio si sottopose a tale dolorosa condanna per il sommo bene dei suoi “fratelli”, nella speranza di poter lasciare ai posteri un Mondo migliore, scevro da violenze e crudeltà di tale portata. Talvolta, però, accadono vicende che fanno pensare che l’estremo gesto d’amore di Gesù potrebbe essere stato vano, almeno in alcune Nazioni dove la civiltà pare abbia lasciato il posto alla brutalità.
La vicenda choccante balzata oggi agli onori della cruda cronaca e che mette in dubbio le capacità dell’essere umano di provare empatia e pietà verso il proprio prossimo arriva dall’Arabia Saudita, ove il terrorismo islamico potrebbe non essere il solo problema ad affliggere questa Nazione. Il 20enne Ali Mohammed Al-Nimr ha visto rigettare dalla “giustizia” araba (il virgolettato è d’obbligo, in questo caso) il suo appello per la “grazia” per alcuni reati commessi nel lontano 2012, quando era un imberbe 17enne. Tre anni fa, un ancora non maggiorenne Ali venne infatti arrestato per proteste illegali e illegale possesso di armi da fuoco: reati abbastanza seri – specialmente il possesso di armi da fuoco – ma non certo così gravi da richiedere una lunga detenzione o, peggio, una condanna alla pena capitale.
Pare che invece, nella lontana Arabia Saudita, il ragazzo debba pagare il fio con la propria vita. Puntuale è, dunque, arrivata la sentenza. Il 20enne dovrà trovare la propria morte per crocifissione: un’esecuzione terrificante, che sarebbe già dovuta avvenire lo scorso anno ma che i legali del ragazzo, per fortuna, sono riusciti a far slittare. Per Ali, adesso, non ci sarebbe più nulla da fare però. A nulla sono valse le proteste di Maya Foa, Direttore del Dipartimento sulla pena di morte presso la ong Reprieve, che ha parlato dell’esecuzione per crocifissione come di una condanna che viola ogni diritto internazionale e lede l’anima dell’individuo e di un’intera società. “Nessuno dovrebbe vivere l’ordalìa di Ali. Tortura, confessioni estorte con la forza, un processo segreto ed ingiusto, conclusosi con una condanna a morte per crocifissione“, precisa con sdegno Foa. L’esecuzione, purtroppo, avverrà: Ali, non certo un essere puro come Gesù, diverrà il nuovo “martire”, ucciso in nome di una “giustizia” barbara ed offensiva, con buona pace dell’evoluzione della specie umana.