Venezia, quando una donna e un rabbino valgono una città

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

VENEZIA – Ricordate lo scambio delle figurine e il baratto tra oggetti di valore simile? Cosa dareste per un Klimt e uno Chagall? Una città? Luigi Brugnaro, primo cittadino di Venezia, sarebbe intenzionato a mettere all’asta i pezzi più pregiati della galleria d’arte Cà Pesaro per sanare i conti del comune. Di quali quadri parliamo? Il Rabbino di Vitebsk di Chagall e la Giuditta II di Klimt, il cui valore si aggirerebbe intorno agli 80 milioni di euro. Ancora niente di certo, se non che le opere cedute saranno “non legate, né per soggetto, né per autore, alla storia della città”.

Forte la reazione dell’opposizione: la cessione, possibile solo in particolari casi definiti dal Codice dei beni culturali, è stata definita una “battuta” o “una mezza minaccia ” dal ministro Dario Franceschini. Nicola Pellicani, consigliere comunale, in risposta all’iniziativa del sindaco, ha evidenziato il valore storico delle opere, patrimonio non solo della città, ma anche dei veneziani. Solitario, invece, l’appoggio del critico d’arte Vittorio Sgarbi: “Dovendo scegliere tra Venezia e Klimt, è meglio che muoia Klimt”. Brugnaro, intanto, dovrà presentare al governo un dossier con altri provvedimenti, tra i quali l’impopolare introduzione di un biglietto d’ingresso per i turisti dell’area Marciana. Appesantita dal debito, la Serenissima affonda, il capitano non abbandona la nave, ma getta come zavorra ciò che ha di più prezioso.